In Parlamento si smuove qualcosa con la calendarizzazione del testo base sulla coltivazione della cannabis per uso terapeutico. Ma l’appello, lanciato dal fondatore di Possibile, Civati, vuole andare oltre con la legalizzazione tout court. In poche ore, da Fratoianni a Perduca, sono arrivate varie adesioni di leader politici.
Un referendum sulla legalizzazione della cannabis, per stimolare il Parlamento sul tema e avere la possibilità di far pronunciare direttamente i cittadini. Una campagna da portare avanti sul modello di quanto fatto sull’eutanasia, proprio mentre in Parlamento si muove qualcosa: in commissione Giustizia, alla Camera, sta per approdare il testo sulla coltivazione a uso terapeutico. Un passo che comunque non significherebbe la legalizzazione tout court. “La novità principale riguarda la coltivazione ad uso personale di poche piante che sarà equiparata alla detenzione per uso personale”, ha spiegato il presidente della Commissione, Mario Perantoni del Movimento 5 Stelle. Per questo la battaglia sulla legalizzazione pare appena iniziata, dopo l’appello lanciato nei giorni da Giuseppe Civati, fondatore di Possibile ed editore di People.
“La grande partecipazione e la straordinaria adesione alla raccolta di firme per l’eutanasia legale invitano a riflettere sulla possibilità di un referendum per la cannabis legale”, ha osservato Civati. “La politica – ha aggiunto – Civati – è ferma, si direbbe “piantata” se non fosse proprio il contrario, il dibattito langue rispetto alla legislatura precedente, la cittadinanza è invece ogni giorno più matura e consapevole rispetto alla questione”. Con tanto di auspicio al superamento delle “barriere ideologiche”. In poche ore ci sono state adesioni di vari leader politici, soprattutto a sinistra. In primis quella scontata di Beatrice Brignone, segretaria di Possibile. “Si tratta di una legge di civiltà, che incontra resistenze proibizioniste oggi davvero incomprensibili. Mentre la politica continua a dimostrarsi assente sui diritti civili, è necessario stimolare la partecipazione dei cittadini che sono molto più avanti di gran parte della classe dirigente”, afferma Brignone. Ci sono altri interlocutori che hanno risposto all’appello di Civati. Nicola Fratoianni ha subito dato la sua disponibilità alla raccolta firme per il referendum: “In un Paese in cui Renzi, Salvini e soci propongono pure un referendum per eliminare il reddito di cittadinanza e restringere il perimetro dei diritti, è utile e urgente che ci sia chi lavora per allargarli”, ha dichiarato.
L’iniziativa ha incontrato il sostegno di Marco Perduca dell’associazione Luca Coscioni, e coordinatore della campagna Legalizziamo, e di Maurizio Acerbo, leader di Rifondazione comunista. Una compagine ampia. L’idea viene seguita con attenzione anche da alcune aree del Partito democratico. “Alla Camera arriva il testo base sulla coltivazione per uso terapeutico, che rappresenta un passo in avanti sulla discussione”, dice a Fanpage.it la deputata del Pd, Enza Bruno Bossio, che spinge per l’approvazione in via parlamentare. “Per questo – aggiunge – a Montecitorio proporrò degli emendamenti che vanno nella direzione della coltivazione e della legalizzazione”. D’altra parte l’ipotesi di un referendum trova il plauso della parlamentare dem: “Sono sempre d’accordo sui referendum, che in genere servono a spingere una proposta di legge. Un’azione parallela a quella parlamentare sarebbe assolutamente positiva”.
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