Si è svolta in video conferenza l’audizione al Senato di associazioni ed esperti di settore presso la IX Commissione Agricoltura e Produzione Agroalimentare convocati a esprimere – per la prima volta in questa legislatura – correttivi ed integrazioni su tre proposte di riforma di legge alla L. 242/16 che ha dato di nuovo inizio alla filiera della Canapa Industriale in Italia, negletta da decenni di abbandono e più che mai oggi, dopo innumerevoli crisi sistemiche non ultima quella pandemica, potrebbe rappresentare un ottimo bacino occupazionale anche in Italia, così come avviene in altri paesi Europei ed extra Europei.
Per Canapa Sativa Italia (CSI) – associazione non profit che raggruppa produttori, ricercatori, trasformatori dal seme al prodotto finito distribuiti in tutte le regioni italiane – è stato ascoltato il segretario generale Mattia Cusani che siede anche al Tavolo Tecnico insediatosi questo febbraio al MIPAAF per conto della non profit, dal 2014 bussola del mondo canapa in Italia.
Beppe Croce è stato audito per Federcanapa e Raffaele Desiante per #lacanapaciunisce: le modifiche da loro proposte sono comuni anche alle altre associazioni di filiera.
Beppe Croce si è pronunciato magistralmente spiegando l’impatto della sentenza 19.11.20(Corte di Giustizia UE) nell’interpretazione di una buona legge, la L. 242/96, che risente di un’impostazione antiquata della filiera (concepita solo come canapa da fibra) senza valorizzare semi e fiore e che va perfezionata (soprattutto nell’articolo 2, autorizzando senza incertezza l’uso dell’intera pianta, concetto già espresso dalla Commissione Agricoltura della Camera nel 2019). Ed esponendoci al paradosso quale quello che prodotti non autorizzati da noi vengano venduti da altri paesi europei.
Negli ultimi 60 anni (dalla Convenzione di New York sulle sostanze psicotrope in avanti), ha aggiunto, molte sono state le evoluzioni del settore a succedersi ma è grazie al processo tecnico e scientifico con l’analisi di oltre 140 flavonoidi e lipidi (principi attivi di estremo interesse per la salute e l’alimentazione, che si trovano nelle infiorescenze) ad aver impresso un enorme sviluppo industriale che copre molti settori di business. Secondo la sua esperienza imprenditoriale e associativa sarà la fonte primaria del cambiamento legislativo necessario in Italia, stressando sull’importanza della considerazione unitaria del comparto citando l’esperienza corrente di diversi Parlamenti e Corti nazionali europei (come quelli di Francia e Germania) che hanno diradato incertezze e lacci imprenditoriali.
Raffaele Desiante: ‘La modifica più importante è senza dubbio l’inserimento del comma 7 bis all’articolo 4 che libera finalmente gli operatori del settore dal rischio di procedimenti penali come previsto dal Testo Unico degli Stupefacenti. A tutela dell’utente finale è anche l’aggiunta all’articolo 9 del comma 1 bis che obbliga le varie parti della filiera, ad effettuare tutte le analisi necessarie a garantire la qualità dei prodotti immessi nel mercato e a creare la giusta tracciabilità per poter risalire a eventuali lotti non conformi in tempi celeri.’
Mattia Cusani (Canapa Sativa Italia CSI): ‘Abbiamo avuto a disposizione 15 minuti in video-conferenza per portare le nostre proposte correttive del comparto, che sono state prima condivise con tutti i nostri soci e con le altre associazioni di settore.
La legge 2 dicembre 2016, n. 242 (di cui sono in discussione tre proposte di legge di modifica: 540,1321 e 1324), si poneva lo scopo di rilanciare la filiera della canapa industriale compromessa da decenni di anacronistiche politiche proibizionistiche. A seguito dell’approvazione della legge, nonostante la vendita delle infiorescenze e dei loro derivati non fosse espressamente prevista, in Italia hanno aperto più di 3.000 «canapa shop», negozi che vendono la cosiddetta «cannabis light» ovvero fiori di canapa industriale con percentuale di tetraidrocannabinolo (THC) molto bassa, inferiore allo 0,6 per cento, e quindi del tutto priva di effetto psicoattivo. La nostra Associazione si sta impegnando fin dalla sua costituzione per far sì che questo settore riesca a svilupparsi nel rispetto delle regole. Abbiamo bisogno di una normativa che ci consenta di lavorare.
Abbiamo chiesto in questa sede – e continueremo con altre interlocuzioni nei rispettivi Ministeri interessati (tra cui Agricoltura e Salute) – alla politica, con estrema urgenza, di intervenire e di fare in modo che l’Italia diventi fattore trainante in questo particolare settore, cogliendo l’occasione di creare concretamente tante possibilità di lavoro, soprattutto nelle zone più disagiate del nostro Paese. Come del resto accade all’estero già da molti anni.
Durante la pandemia, molti ed importanti nodi legislativi sono stati sciolti: Le Nazioni Unite hanno riconosciuto ufficialmente le proprietà medicinali della cannabis in un voto espresso a Vienna dagli Stati Membri nel corso della Commissione Droghe delle Nazioni Unite (CND), l’organo esecutivo per la politica sulle droghe. La cannabis viene quindi tolta dalla Tabella 4, quelle delle sostanze ritenute più pericolose in virtu’ dei suoi impieghi terapeutici ed inserita nella Tabella 1 (sostanze non dannose).
Sul versante novel food, abbiamo fatto presente agli Onorevoli membri della Commissione (in quota Lega, PD, M5S, Forza Italia) che la Commissione europea, il 3.12.20, ha ammesso che il CBD non è uno stupefacente. Una decisione inevitabile dopo che la Corte di Giustizia UE, con sentenza 19.11.20, ha statuito l’illegittimità di qualsivoglia divieto a commercializzare il cannabidiolo come previsto della sentenza 9 novembre 2020, nella causa 663/18 della Corte di Giustizia Europea.
L’eventuale rifiuto, da parte di una giurisdizione nazionale, di tener conto di una sentenza della Corte di Giustizia può implicare l’apertura di una procedura di infrazione e la presentazione da parte della Commissione del ricorso di inadempimento di cui all’art. 258 TFUE.
L’EFSA (European Food Safety Authority) può dunque riprendere a valutare le richieste di autorizzazione del CBD come novel food. La notizia viene affidata ad una lettera inviata dalla Commissione UE a EHIA (European Hemp Industry Association), di cui abbiamo letto un estratto ai membri permanenti di legislatura di questa Commissione.
La decisione toglie inoltre gli ostacoli del controllo internazionale, imposti dal 1961 dalla Convenzione Unica sulle sostanze narcotiche, alla produzione della cannabis per fini medico-scientifici.
Abbiamo del pari sottolineato come il ‘Cannabidiolo (CBD) (Cannabidiolo – derivato da estratto o tintura o resina di cannabis)’ e di recente anche il Cannabigerolo sono le nuove voci introdotte nel registro CosIng. Il CBD naturale e il CBG vengono così definitivamente ammessi quale ingredienti dei cosmetici prodotti o comunque immessi nel mercato unico europeo. La banca dati CosIng non ha un valore legale formale. Essa tuttavia rappresenta un atto di indirizzo dell’Esecutivo europeo, in vista della piena armonizzazione del mercato interno nel settore della cosmetica. Gli Stati membri non possono comunque adottare misure restrittive sul CBD, alla luce della sentenza 19.11.20 della Corte di Giustizia la cui interpretazione ufficiale ha invece valore vincolante.’
Sulla coltivazione di piante di canapa da sementi certificate per destinazione farmaceutica – come fatto anche dall’associazione #lacanapaciunisce – ci è parso importante sottolineare cheproprio il 24 maggio di questo mese, sul sito del Ministero della Salute, è stato pubblicato l’iter autorizzativo per la produzione di canapa ai fini del conferimento ad officina farmaceutica, che coinvolge per adesso soltanto 2 o 3 operatori del settore.
Vorremmo che venisse chiarito in maniera univoca come tale autorizzazione non sia condizione necessaria alla produzione di canapa di per sé, per evitare, inequivocabilmente, Il rischio di confondere la necessità di autorizzazione per questa specifica destinazione d’uso, con la libera coltivazione prevista dalla legge 242/2016 portando ad ulteriori incertezze, che vanno ad aggiungersi a quelle evidenziate dall’esperienza di questi ultimi 5 anni.
‘La corretta impostazione di una filiera della canapa per l’Italia costituisce già modello di economia circolare. Grazie alla varietà dei metodi di produzione e la poliedricità propria del prodotto canapa anche nell’utilizzo dei suoi scarti – dando seguito alle sperimentazioni in corso, al lavoro del tavolo tecnico di filiera e sciogliendo i “nodi normativi” ancora presenti – si potrebbe finalmente attuare un processo di sviluppo completo’ continua Cusani ‘Dobbiamo dare la possibilità alle migliaia di lavoratori del settore, età media 25-40, la più vessata dalle recenti crisi, di esprimere appieno le proprie potenzialità attivando un processo che porterebbe benefici per tutte le tipologie di capitale: umano, materiale e finanziario di cui un sistema economico necessità per funzionare. Le imprese in Italia oggi, in un momento di crisi senza precedenti, hanno bisogno di una ripresa che può essere trainata dalle nuove prospettive di questo mercato, che genera tanta nuova ricchezza.’
Canapa Sativa Italia ha poi sottoscritto una serie di puntuali correzioni ai progetti di modifica della L. 242/16 in discussione in Commissione (due a firma M5S, Lello Ciampolillo e Matteo Mantero e una a firma Antonio Iannone, FDI).
In particolare ed insieme alle altre associazioni presenti, l’inserimento chiaro e letterale delle infiorescenze tra le parti della pianta di canapa utilizzabili, la comunicazione via PEC dell’inizio della coltivazione di canapa alle autorità competenti (Corpo Forestale, attualmente accorpato ai Carabinieri), l’equiparazione di coltivazione a pieno campo con quella in ambiente protetto (serra).
Canapa Sativa Italia (CSI), insieme alle altre associazioni, ha anche sollevato l’importanza di uniformare i controlli da parte delle forze di Polizia per evitare duplicazioni e vessazioni sollecitando il MIPAAF ad approvare un decreto Ministeriale che li armonizzi (entro sei mesi) e che contenga anche chiare e specifiche metodiche di campionamento del prodotto in caso di controlli, ancora assenti.
Fonte: ecodaipalazzi.it/