Cannabis terapeutica, il quadro normativo italiano
Ma come si presenta al momento il quadro normativo in Italia? Secondo quanto si legge sul sito del Ministero della Salute, a partire dal 2006 i medici italiani possono prescrivere “preparazioni magistrali, da allestire da parte del farmacista in farmacia”, usando una sostanza vegetale a base di cannabis, derivata dalle infiorescenze della cannabis coltivata, che può essere assunta sotto forma di decotto, inalazione o vaporizzazione. Inoltre, dal 2013, è possibile la prescrizione del SativexR, a base di estratti di cannabis: il suo principio attivo, infatti, è una preparazione vegetale formata da cannabidiolo (CBD) e delta-9-tetraidrocannabinolo (THC). Il Ministero specifica i casi in cui può essere prescritta la cannabis terapeutica, che vanno dalle patologie con spasticità associata al dolore (come la sclerosi multipla), al glaucoma resistente alle terapie convenzionali e alla sindrome di Gilles de la Tourette, che provoca movimenti involontari del corpo. La cannabis può servire anche come analgesico “nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace” e anche come antidoto agli effetti di chemioterapia, radioterapia e terapie contro HIV.