Nutrire (e curare) l’uomo e l’animale con Canapa Sativa, la storia di un agricoltore molisano

Canapa Sativa Italia (CSI) è un’associazione senza fine di lucro che mette insieme i più  impegnati esponenti dell’industry nostrana da tutto il paese: appassionati e competenti  alfieri in giovani agricoltori, sapienti trasformatori ed imprenditori, scienziati e ricercatori.  In una parola i nuovi ‘pionieri’ di un settore antico, la canapicoltura, che ormai copre ogni  spettro di una filiera di qualità: dall’agro-alimentare, alla nutraceutica, alla farmacopea.

Nata come gruppo online nel 2014 con circa 15000 iscritti, si è costituita legalmente nel  2018 e i soci hanno creato un percorso d’adesione molto rigoroso, validato da un comita to etico. CSI è, insieme, un organo non profit divulgativo per il grande pubblico e un  gruppo di pressione competente che illustra a decisori politici e al consumatore finale i  benefici della pianta, gli ambiti di applicazione e l’importanza per l’agroalimentare italiano.

Nell’ambito di una campagna di informazione istituzionale, Canapa Sativa Italia (CSI) rac conta tutta la filiera della canapa (disciplinata dalla Legge 242/16) e ne evidenzia criticità  e potenzialità dando voce ai suoi associati: oggi tocca all’impiego alimentare e nutraceu tico della canapa per uso umano ed animale. CSI presenterà le grandi doti costruttive,  tessili e progettuali della canapa industriale nei prossimi lanci stampa.

Il seme di Canapa Sativa è una farmacia ambulante e l’integratore alimentare più utile per  l’equilibrio immunitario, circolatorio e nutrizionale. Uno sportivo ne ricava doti antinfiammatorie, grande capacità di recupero e rilassamento  muscolare. I nutrizionisti ne combinano l’effetto ipocolesterolemizzante con l’aumento del  metabolismo. L’apporto di Omega (3, 6) insieme ai terpeni garantisce proprietà anticange rogene, antitrombotiche, antiallergiche e citoprotettive.

Antivirale, antimicotico, antipiretico, cardioprotettivo, antiossidante essenziale ricco in vi tamina E (tocofenolo), il seme di canapa è anche anticonvulsivo ed antiepilettico, grazie al  suo apporto in cannabidiolo. Come l’olio, cura psoriasi, eczema, artrite reumatoide,  osteoporosi, menopausa, sindrome premestruale, diabete, depressione, deficit della me moria e dell’apprendimento, patologie dell’apparato respiratorio, malattie degenerative del sistema immunitario.

 

Oggi incontriamo Davide Petrollino, 42 anni, biotecnologo e specialista in  semi, socio di CSI dagli albori. L’azienda agricola di Davide e della sua socia Constanze  Engelbrecht è Vitelium e si trova a Provvidenti (CB), Molise. Questa regione era com presa in Età Augustea nel regio IV Samnium, popolata da genti di stirpe sannitica.

«L’interesse prevalente di Vitelium è la produzione e commercializzazione di prodotti  derivati dai semi di canapa, di olio d’oliva e di prodotti a base di tartufo. Quella della  vendita dei semi di Cannabis sativa da semina è più una necessita dettata dalla vo lontà di costituire filiere virtuose in Italia – sottolinea Davide Petrollino – Infatti uno dei  punti critici della filiera è l’approvvigionamento delle sementi da semina sempre molto dif ficoltoso in termini di varietà disponibili, di prezzi e di quantità. La distribuzione di seme  pone l’azienda volutamente al centro di una rete di produttori. In questo modo diviene  possibile il coordinamento di più realtà, il trasferimento di conoscenze e soprattutto la  raccolta e la condivisione di dati reali sull’andamento delle colture in diversi areali.  Nel 2017 abbiamo seguito più di 30 aziende medie e piccole, abbracciando una latitudine  compresa tra il 42° ed il 46° parallelo su otto regioni Italiane. Questo ha permesso di in crociare dati di semina, di andamento colturale e di resa preziosissimi per il miglioramento  della produttività in campo».

Come ha dichiarato di recente anche a Canapa Oggi, Petrollino insiste sulla natura  reale della filiera ‘canapa’: ‘«Non è in questa sede che s’intende affrontare esaustiva mente le problematiche del settore ma vorrei porre l’accento sulle sementi da semina.  Questo è un aspetto che intessa tutti i produttori di canapa e che può senza dubbio esse re determinante della resa quali-quantitativa e, di conseguenza, influire positivamente sul la competitività. Le possibili filiere della canapa sono tante ma riconducibili per  sommi capi a tre macro-aree, ovvero: bacchetta, seme e fiore.

• La bacchetta quindi fibra e canapulo o biomassa tal quale è di primaria importanza  perché rappresenta la parte maggiore della pianta e può avere ricadute importantissime  nel settore dei biomateriali (bio-edilizia e bio-plastiche), dei tessuti e delle carte di pre gio. Soffre di un ritardo tecnologico in termini di meccanizzazione delle operazioni in  campo e della carenza di impianti di trasformazione performanti.

• La produzione di seme è, se si vuole, il modello più diffuso in Italia per via della  grande tradizione e capacità di trasformazione del settore agro-alimentare. La frammen tazione rende particolarmente onerosa e difficoltosa la gestione del seme in post-raccolta e la carenza di cultivar selezionate per ambiente mediterraneo espone a rischi  di perdite importanti in coltura non irrigua.

• Le inflorescenze ad oggi rappresentano un potenziale indotto milionario. In questo  caso la carenza di una regolazione legislativa specifica rappresenta il limite di sviluppo  maggiore. Anche l’impossibilità di usare varietà selezionate per la produzione di CBD o  con tenori di THC superiori allo 0,2-0,6 %, limita enormemente lo spettro varietale e costringe gli “imprenditori avventori” del settore a ripiegare su varietà selezionate per altri  scopi che però mostrano una attitudine soddisfacente anche per la produzione del fiore».

Fonte: http://moliseweb.it

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