La cannabis potrebbe essere la soluzione per il dolore cronico?

Il dolore cronico è considerato oggi uno dei problemi più preoccupanti e soprattutto costosi per il SSN e per i pazienti che ne sono affetti. La patologia nello specifico colpisce oltre il 40% della popolazione italiana, il che significa che più di 26 milioni di persone convivono con un dolore che generalmente dura da tre mesi o anche più.

A questo punto, alla domanda se la cannabis potrebbe essere la soluzione giusta per risolvere a monte il problema, cerchiamo insieme di trovare delle risposte esaurienti.

Che cos’è il dolore cronico?

Per molti pazienti che combattono questa epidemia silenziosa chiamata dolore cronico, è un esercizio senza speranza di saltare da un farmaco su prescrizione a un altro e molto spesso ad un costo enorme. Sfortunatamente, i percorsi di trattamento spesso indirizzano i pazienti agli antidolorifici oppioidi.

Come si evince dalle prescrizioni aumentate del 22% negli ultimi dieci anni. Questo nonostante il fatto che le linee guida dell’OMS raccomandino che gli oppioidi non dovrebbero essere assunti per più di poche settimane alla volta in quanto i pazienti possono diventarne dipendenti.

Quali sono i sintomi tipici del dolore cronico?

Alla domanda cosa è necessario per alleviare le sofferenze di chi è affetto da questa patologia, la risposta è breve è univoca: l’applicazione medica della cannabis e il modo più efficace per lenire tali sofferenze. Il dolore cronico può presentarsi in varie parti del corpo ed è in grado di causare una progressiva perdita di appetito, e interferisce con la normale vita del soggetto che ne è affetto.

Quest’ultimo tra l’altro tende a perdere peso, e ad accusare altri sintomi tra cui persino la mancanza di desiderio sessuale che va ad aggiungersi a un evidente affaticamento fisico.

Il settore della cannabis medica in Italia

La legge italiana è stata di recente modificata per consentire ai medici specialisti di prescrivere una gamma di farmaci a base di cannabis ai pazienti che potrebbero trarne reali benefici. Questo emendamento è stato considerato una decisione storica.

Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre c’è stato un certo sostegno nel settore sanitario, sono state emesse pochissime prescrizioni sul SSN. Ciò è in parte dovuto alla mancanza di istruzione sui farmaci a base di cannabis e alle scarse conoscenze dei medici, molti dei quali apertamente schierati contro.

Questi dati tuttavia ne fanno emergere un altro che per molti versi deve destare preoccupazione, infatti, tante persone usano regolarmente la cannabis per motivi medici attingendo però al mercato non regolamentato (pusher o siti internet), per cui lo stato italiano che sicuramente è a conoscenza di questo trend dovrebbe intervenire tempestivamente toglier dei paletti che ancora ostacolano la cannabis medica.

La cannabis come alternativa agli oppioidi

Con l’aumento drastico degli antidolorifici oppiacei prescritti dalle pillole di uso comune a una massiccia crisi di salute pubblica, c’è bisogno di analgesici più potenti che non creino dipendenza e soprattutto non siano tossici.

Le prove degli studi clinici hanno in tal senso mostrato i benefici terapeutici della cannabis, in particolare il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e altri cannabinoidi nel ridurre l’intensità del dolore neuropatico in varie condizioni.

Negli Stati Uniti ad esempio dove la sostanza è stata resa legale per scopi medici, le prescrizioni per oppioidi e antidepressivi sono diminuite di circa il 30%. I dati diffusi dal governo USA suggeriscono quindi che la prescrizione di medicinali a base di cannabis può aiutare anche a prevenire circa il 31% dei decessi legati alla dipendenza da oppiacei.

A margine possiamo dunque asserire che con un’industria forte, guidata dalla scienza e regolamentata e che possa aiutare a rimuovere lo stigma rimanente intorno alla cannabis, produrre prodotti di alta qualità, coerenti e raffinati servono ad aiutare chi con il dolore cronico è costretto suo malgrado a conviverci.

Fonte: telecolore.it

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