Il fabbisogno è di almeno due tonnellate contro i 150 chili coltivati nello stabilimento militare di Firenze. In attesa di una legge, tocca allora importarla e il Titano liberalizza ed è in prima fila
Pensare che l’Italia fino a settanta anni fa era leader mondiale nella produzione di cannabis, seconda solo all’Unione Sovietica. Centomila ettari distribuiti in tutta la pianura Padana, con l’Emilia in testa per numero di coltivazioni. Quella cannabis non finiva nelle terapie, era pensata soprattutto per il mercato tessile, delle fibre e della carta. Un settore spazzato via, non solo dall’industrializzazione e dall’introduzione di nuovi materiali, ma anche dallo stigma: Benito Mussolini dichiarò l’hashish, il derivato ricreazionale della cannabis, nemico della razza e droga da “negri”. Il proibizionismo della “war on drugs” degli anni Sessanta fece il resto.
Fonte: espresso.repubblica.it