Lega, Fi e Iv si sono astenuti nel voto in Senato sulla mozione di FdI che chiedeva la cancellazione del programma Cashback. Pd e M5s hanno invece votato contro. Venerdì 9 aprile scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti in Senato al decreto Sostegni: a disposizione 550 milioni per le modifiche. Ma è scontro sulle priorità
Nel Governo di larghe intese guidato da Mario Draghi, sostenuto da forze politiche di centrosinistra e di centrodestra, le distanze non riguardano solo il tema delle riaperture, con la Lega, una parte di M5s e Iv a chiedere che si metta nero su bianco un calendario per alzare le saracinesche e Pd, LeU a frenare, segnalando la necessità di non allentare la stretta in una fase così delicata per la campagna di vaccinazione. Al di là dello scontro tra aperturisti e rigoristi le distanze tra l’anima di destra e quella di sinistra della maggioranza si manifestano anche su tre dossier: delega sul tema droga, contrasto all’omofobia e proroga del blocco degli sfratti.
Cashback: Senato respinge mozione FdI ma Lega, Fi e Iv si astengono
Su un altro tema, quello del programma cashback per incentivare l’uso della moneta elettronica, l’Aula del Senato ha respinto la mozione presentata da Fratelli d’Italia per sospendere il cashback. Il documento ha avuto 114 no, 20 sì, e 89 astenuti. Pd e M5s hanno votato contro, mentre Lega, Forza Italia e Italia Viva si sono astenuti. Accolto invece l’ordine del giorno della maggioranza con 190 voti favorevoli, 20 no e 13 astenuti. La mozione chiedeva al Governo di impegnarsi a cancellare il cashback, così da destinare i 3 miliardi previsti per il 2022 ad ampliare gli aiuti alle imprese.
Modifiche al decreto Sostegni: la coperta delle risorse è corta
E venerdì 9 aprile scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto Sostegni nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato: il budget per finanziare le modifiche al provvedimento è di 550 milioni. La coperta delle risorse è dunque corta. La maggioranza dovrà individuare delle priorità.
Droga, delega a Dadone spacca maggioranza: FI evoca crisi
Ha scaldato gli animi e acceso i toni del dibattito tra le forze politiche che sostengono il Governo la decisione dell’esecutivo di assegnare alla ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone (M5s) la delega delle politiche contro le tossicodipendenze. Così, appena sette settimane esatte dal giuramento del governo Draghi, per la prima volta un rappresentante della maggioranza bipartisan, Maurizio Gasparri (Fi) ha evocato la parola crisi. Dadone è infatti notoriamente favorevole a una linea anti-proibizionista. I Cinque Stelle hanno rilanciato, con il presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni ad annunciare che presto calendarizzerà una proposta di legge per inserire i principi stabiliti recentemente dalla Cassazione nell’ordinamento italiano, dalla libertà di coltivazione della cannabis per uso personale, sino al diritto dei malati a curarsi con la stessa sostanza. Parole che hanno gettato nuova benzina sul fuoco, tanto da spingere Gasparri a minacciare addirittura la crisi: «Leggo che un tale Perantoni apre alla discussione di legge pro droga alla Camera – ha detto il senatore -. Non so cosa deciderà Montecitorio ma a Palazzo Madama una legge del genere non passerà mai. Abbiamo votato per Draghi, non per “droghe”. Chi scherza su questi temi – ha concluso l’ex ministro – vuol mandare il governo a casa».
Pressing Pd, M5s. LeU e Iv sulla legge Zan, ma la Lega frena
Un altro tema divisivo è il disegno di legge Zan contro l’omofobia. Mentre il leader della Lega Matteo Salvini ha avvertito che «non serve una nuova legge, soprattutto in un momento in cui ci dovremmo occupare dell’epidemia e della ripartenza», Pd, M5s, LeU e Iv restano in campo per portare a casa il provvedimento. «Il ddl Zan rischia di spaccare l’alleanza? Non abbiamo intenzione di ammainare le nostre bandiere. Quando parlo della legge Zan parlo di cose che porterebbero il nostro Paese nel futuro, ci toglierebbero dal Medioevo», ha chiarito il segretario Enrico Letta. In questo il Pd trova una sponda nel ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli. «Una legge contro l’#omotransfobia non prioritaria? Un assurdo pensarlo – ha scritto su Twitter – serve oggi più che mai. Quando si parla di diritti umani non si possono fare discriminazioni di sorta o di partito». Approvato alla Camera a novembre, il disegno di legge Zan attende di essere calendarizzato al Senato. Ma il Carroccio, con in prima fila il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Andrea Ostellari, frena. L’operazione di congelamento è sostenuta in maniera non del tutto convinta da Forza Italia, e dall’opposizione da Fratelli d’Italia.
In Commissione Giustizia Senato ennesimo round: ancora uno slittamento
L’ennesimo round su questo nodo è andato in scena nel pomeriggio, quando si è riunito al Senato l’ufficio di presidenza della Commissione Giustizia. M5S, Pd, Iv e Leu hanno chiesto al presidente di incardinare il ddl, per procedere alla discussione della legge sui reati di omotransfobia. Anche in questo caso il risultato è stato l’ennnesimo slittamento. La proposta di Ostellari di congiungere gli altri 4 ddl sull’omotransfobia presentati a palazzo Madama e di chiedere la sede referente è stata accettata all’unanimità dall’ufficio di presidenza. «La calendarizzazione del ddl Zan non è tecnicamente procedibile – ha messo in evidenza Ostellari, in un post su Facebook -. Lo avevamo segnalato sin da novembre. Evidentemente qualcuno non aveva letto bene le carte. Ora si rimanda quel testo, con altri 4, al presidente del Senato per la rassegnazione. Quante polemiche inutili e quanti commenti in questi giorni… bastava studiare». Rimane dunque ancora ferma a proposta di legge sui reati d’odio, che punta a punire chi si macchia di crimini fondati sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.
Il braccio di ferro sullo stop agli sfratti
C’è poi un terzo dossier divisivo. Forza Italia e il centrodestra sono in fibrillazione per la vicenda sfratti. Il blocco è previsto fino al 30 giugno. Il decreto Sostegni non ha affrontato la questione. «È necessario e urgente ripristinare la proprietà privata e restituire i loro diritti a 4 milioni di piccoli proprietari immobiliari, che non incassano affitti da tempo e ci pagano pure le tasse», ha sottolineato Salvini. «Un ulteriore, indiscriminato blocco sarebbe inaccettabile per Forza Italia – ha chiarito la presidente dei senatori di FI Anna Maria Bernini -. La tutela del diritto di proprietà va ripristinata, soprattutto per i tanti piccoli proprietari che hanno l’affitto come unica fonte di reddito».
Fonte : ilsole24ore