Cannabis, tra referendum e testo alla Camera prosegue lo scontro

Referendari in piazza per arrivare a 800mila firme, mentre segna il passo alla Camera il testo approvato l’8 settembre, con una maggioranza a pezzi

Se la possibilità di coltivare fino a quattro piantine di cannabis sul balcone senza essere denunciati arranca in Parlamento, procede invece apparentemente spedita la via della depenalizzazione tramite il referendum. Che si potrebbe tenere la prossima primavera. Lasciando intravvedere maggiore libertà per l’uso medico e ricreativo della marijuana ma anche incandescenti polemiche tra le forze politiche, con prevedibili tentativi parlamentari di cambiare la legge vigente per disinnescare la mina della consultazione popolare. Sullo sfondo, un conflitto che attraversa il Paese e implica concezioni divergenti su impatto per la salute, libertà, diritti, politiche giovanili e lotta alla criminalità. Ma anche lo sviluppo di un settore che cresce vertiginosamente nell’economia reale e, fra picchi e cadute, nelle borse di tutto il mondo. Mentre, in attesa di una regolamentazione definitiva, le cronache nostrane registrano quotidiane denunce su scala variabile, dalle coltivazioni domestiche scoperte mercoledì su un balcone a Bari, alle 327 piante sequestrate dai Carabinieri ieri in un capannone dismesso del Lucchese.

Il referendum

Anche se sono state già raggiunte le 500mila firme necessarie, a velocità record grazie alla novità della raccolta online, lo sforzo dei promotori non si ferma, in vista della presentazione delle firme in Cassazione che è stata prorogata dal governo a fine ottobre, a causa dei ritardi burocratici dei Comuni, fra le immancabili polemiche. Oggi a Roma, in piazza del Pantheon, +Europa lancia la sua campagna nazionale per le sottoscrizioni con la senatrice Emma Bonino, il segretario Benedetto Della Vedova e il deputato e presidente di +E, Riccardo Magi. Obiettivo dell’iniziativa arrivare almeno a 800mila firme e mobilitare il fronte pro cannabis. Che secondo alcuni recenti sondaggi sarebbe ampio e crescente. In base all’ultima rilevazione Swg, commissionata dal magazine BeLeaf e dalla campagna Meglio Legale – cioè da appartenenti al fronte pro liberalizzazione – il 58% degli italiani sarebbe infatti a favore della legalizzazione della cannabis.

Che cosa prevede realmente il quesito

Come sempre accade su temi così divisivi, c’è molta confusione nel dibattito anche online sul tema del referendum. Il quesito (riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990) si propone di depenalizzare la coltivazione di qualsiasi sostanza e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito. Non sono depenalizzate detenzione, produzione e fabbricazione di tutte le sostanze che possono essere applicate per le condotte diverse dall’uso personale. Sul piano amministrativo il quesito propone una distinzione piuttosto critica: eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa, ma mantenere la sanzione per chi guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti .

La proposta di legge alla Camera

L’8 settembre la commissione Giustizia della Camera ha faticosamente approvato un testo base (a partire dalle 14 proposte diverse depositate in Parlamento nell’aprile scorso) sulla cannabis ma la maggioranza si è subito spaccata. Il testo permetterebbe la coltivazione in casa di non oltre quattro piante di cannabis “femmine” (cioè più ricche di principi attivi, ndr) ad uso personale, facendo leva sulla diminuzione delle pene per i fatti di lieve entità (articolo 73, comma 5 del Testo unico stupefacenti) con la differenzazione fra le sostanze, e la cancellazione delle sanzioni amministrative per le persone che usano queste sostanze.

Lo scontro fra i partiti e la spinta anti referendum

Alla soddisfazione del M5S – che con il relatore Mario Perantoni ha parlato di risultato importante in scia con la giurisprudenza della Cassazione, sintesi ragionevole tra le diverse proposte e importante aiuto a chi fa uso medico di cannabis – ha fatto subito riscontro il muro del centrodestra. Sulla cannabis, infatti, l’8 settembre ha segnato tutt’altro che un armistizio per la maggioranza: hanno votato contro la Lega (il testo «è preludio alla legalizzazione»), Coraggio Italia e Forza Italia, Italia viva si è astenuta. A favore gli altri, dal radicale Magi al M5s, da Pd a Leu. Radicalmente contraria, ovviamente, anche l’opposizione di Fdi. (Rampelli: «La maggioranza spaccia canne casalinghe all’Italia in crisi economica e sanitaria»). Ora bisogna attendere il deposito degli emendamenti in commissione, il cui termine è stato spostato al 20 ottobre. Ma la via si preannuncia a dir poco accidentata. E in Parlamento si rincorrono le voci su un possibile tentativo, da parte del fronte anti-cannabis, di modificare la legge per disinnescare la mina referendum. «Sulla base dell’esperienza non fatico a credere – replica Riccardo Magi, impegnato oggi nella raccolta delle firme a Roma – che da parte del Centro-destra ci possa essere il tentativo di ribaltare la situazione, ma ricordo che, per fermare il referendum, la modifica legislativa deve andare nella direzione indicata dai promotori».

Cosa ne pensano gli italiani

Dal sondaggio Swg diffuso questa settimana dal Comitato Referendum Cannabis, oltre a una maggioranza favorevole del 58%, emerge la loro appartenenza principalmente alle fasce d’età tra i 18-34 anni e 35-44 anni, entrambe al 66%. Quanto alle fedi politiche, dicono sì alla legalizzazione il 74% degli elettori del Pd e l’81% di chi vota 5Stelle ma anche 4 elettori su 10 di Lega e Fdi. Il 56% degli intervistati si è detto inoltre contrario alla norma in vigore che punisce fino a 6 anni di reclusione chi coltiva cannabis anche se per uso personale. In un sondaggio Eurispes del luglio 2020, solo il 47,8% dei cittadini si diceva d’accordo con la legalizzazione.

Cannabis tra economia illegale e legale

Secondo l’ultima relazione annuale del governo al Parlamento (dati Istat 2020) le attività economiche connesse al mercato delle sostanze psicoattive illegali sono stimate intorno ai 16,2 miliardi di euro, di cui il 39% (quindi circa 6,3 miliardi) attribuibile al consumo dei derivati della cannabis. Va detto che questa è una stima, perché gran parte del mercato resta nascosta alle forze dell’ordine e quindi il valore potrebbe essere molto più grande. Per quanto riguarda invece il business legale della cannabis con contenuto basso di principio attivo Thc, per il solo uso medico, in tutta Europa è stimata in crescita dagli attuali 403.4 milioni a 3,2 miliardi nel 2025, con una crescita percentuale media annua del 67.4% (secondo il think tank specializzato londinese Prohibition Partners). Sul valore finale del mercato italiano, considerando invece tutti i possibili usi e l’indotto, le stime oscillano tra i 7,3 e i 30 miliardi potenziali nel giro dei prossimi dieci anni.

Le liberalizzazioni negli altri paesi

In Europa e nel mondo, il biennio 2020-21 ha visto avanzare le politiche di liberalizzazione, a partire dagli Usa. Nel 2020 diversi stati Usa hanno approvato misure di legalizzazione. In europa la Corte di giustizia ha sancito che il Cbd (cannabidiolo, altro principio attivo della cannabis, diverso dal Thc, con proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche ma non psicotrope) non va considerato sostanza stupefacente per la legge europea. Anche le Nazioni hanno rimosso la cannabis dall’elenco IV della Single Convention on Narcotic Drugs. A fine settembre 2021 ha fatto passi avanti al Congresso americano il progetto di legge MORE, che depenalizzerebbe la canapa a livello federale, con un forte impatto sulle aziende del settore qotate in borsa come Jazz Pharmaceuticals, basata in Irlanda ma quotata al Nasdaq, protagonista a febbraio della più grande acquisizione nell’industria della cannabis, quella della britannica GW Pharmaceuticals, per poco meno di 6 miliardi di euro. In Europa, invece, comprensibilmente il Covid ha ritardato le riforme previste in Francia e in Germania.

Fonte: www.ilsole24ore.com

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