Cannabis terapeutica, la Puglia prima in Italia e ora produrrà anche l’olio alla canapa

Chi ha bisogno di cannabis terapeutica avrà un alleato in più: gli oli estratti dalle infiorescenze della cannabis sativa e distribuiti da Farmalabor, l’azienda farmaceutica fondata da Sergio Fontana a Canosa di Puglia. L’unica in Italia autorizzata dall’Aifa a produrre e commercializzare farmaci a base di cannabioidi. Il via libera da parte dell’Agenzia italiana del farmaco è nero su bianco soltanto da qualche settimana e ora negli stabilimenti di Farmalabor sono pronti ad avviare la produzione dei nuovi oli. “Questo è un passo avanti importante sia per i pazienti sia per i medici che prescrivono l’assunzione del farmaco: colmiamo una lacuna sul mercato e lo facciamo garantendo una maggiore sicurezza per il consumatore”, commenta l’imprenditore cansino che, fra l’altro, è al vertice degli industriali pugliesi e di Confindustria Albania. E lo fa davanti al sottosegretario alla Salute Andrea Costa, in visita allo stablimento dell’azienda.

Il mercato

Finora gli unici canali di approvvigionamento degli oli a base di cannabis terapeutica sono i laboratori galenici delle farmacie, dove il principio attivo viene estratto con metodi diversi e da mani diverse. “Con la nostra iniziativa – aggiunge Fontana – siamo in grado di mettere sul mercato un prodotto standardizzato, pronto a essere diluito dal farmacista secondo le prescrizioni del medico”. Il vantaggio, dicono i tecnici di Canosa, è nella certezza del dosaggio. Dunque quel 15 per cento di Thc, il tetraidrocannabinolo, che è il principio attivo della canapa. “Così non ci sono rischi che la terapia non funzioni perché il principio attivo non corrisponde alla prescizione del medico a causa di un errore nell’estrazione dell’olio”, rimarca Fontana. La sua Farmalabor era già nella rosa delle sei aziende italiane che l’Ufficio centrale stupefacenti al ministero della Salute aveva autorizzato all’importazione e al commercio all’ingrosso di canapa per uso medico (“siamo leader in quel mercato”, ricorda il fondatore della società). Quello che cambia è che con l’avvio della produzione di oli – in programma entro il 30 novembre, secondo la tabella di marcia dell’azienda – la cannabis importata dall’Olanda potrà essere lavorata e distribuita alle farmacie sotto forma di olio pronto a essere diluito, quindi a finire nelle boccette destinate al consumo.

I canali

Per lavorare la cannabis medica ci sono due strade, in Italia. La prima è bussare alla porta dello Stabilimento chimico farmaceutico militare con base a Firenze, che coltiva le infiorescenze. L’altra, invece, porta dritti nei Paesi Bassi, dove ci sono diversi produttori di infiorescenze di cannabis. A Veendam, nel caso di Farmalabor, piccolo comune a 200 chilometri a nord-est di Amsterdam, che ospita lo stabilimento della Bedrocan: “Noi importiamo la materia prima da quest’azienda”, conferma il patron di Farmalabor. Che attraverso gli oli estratti dalla cannabis punta a far crescere un’azienda da 120 dipendenti (divisi fra le sedi di Assago e Canosa) e più di 15 milioni di fatturato. “Il nostro obiettivo è diventare una grande impresa con 250 addetti e oltre 50 milioni di fattuato, e la produzione di farmaci cannabinoidi è uno dei tasselli della nostra strategia”, conferma Fontana.

Le malattie

L’elenco delle malattie per le quali è consentito assumere questo tipo di farmaci è messo nero su bianco dal ministero della Salute in base a un decreto ministeriale del 2015. Si va dal dolore cronico a quello associato a sclerosi multipla e alle lesioni del midollo spinale. Dal caso di nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia o dalle terapie per l’Hiv, alla stimolazione dell’appetito nella cachessia (grave deperimento organico), nell’anoressia (anche nervosa) oppure in caso di perdita dell’appetito nei pazienti oncologici o affetti da Aids. Ancora: l’uso di cannabinoidi è permesso anche in caso di glaucoma e per la riduzione dei movimenti involontari del corpo nella sindrome di Tourette. Quale che sia il caso, però, la terapia è ammessa solo quando quelle convenzionali non si siano state efficaci.

Fonte: /bari.repubblica.it/

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