Canapa industriale: in Sardegna stretta delle Procure e produzioni a rischio

Maieli (Psd’Az): «Filiera in pericolo, il legislatore chiarisca» Il deputato Perantoni (M5s) «Presto una proposta di legge

SASSARI. Una recente direttiva della procura della Repubblica del tribunale di Cagliari sulle indagini nel mondo della coltivazione di cannabis legale ha messo in subbuglio una realtà dalle notevoli prospettive e nella quale molti giovani sardi stavano investendo. In pratica è illecita la cessione o vendita di prodotti contenenti “foglie, infiorescenze, olio e resine” provenienti dalla coltivazione e potrebbe dare luogo a sequestri. Di fatto solo la coltivazione è legale, ma non il successivo trattamento del prodotto.

Tutto nasce dalla scarsa chiarezza delle legge 242 sulla canapa industriale, che non menziona espressamente le parti della pianta. I produttori rilevano che in realtà la legge elenca una serie di utilizzi, dando quindi per scontato che si usino quelle parti per le produzioni. Il consigliere regionale del Psd’Az Piero Maieli, promotore di una proposta di legge sul tema, in discussione nella commissione attività produttive che presiede, manifesta la sua preoccupazione. «Eventuali impedimenti alla coltivazione, alla trasformazione della canapa e alla sua successiva commercializzazione, che possano in qualche modo frenare lo sviluppo di una filiera di qualità, avrebbero come conseguenza disincentivare i giovani agricoltori, e non solo, ad avviare la propria attività». La sua «non è una critica al lavoro della polizia giudiziaria, che opera secondo legge», ma chiede «un chiarimento del dettato normativo che possa fugare qualsiasi dubbio sulla liceità della coltivazione».

Il tema della cannabis è d’attualità anche su scala nazionale. Il presidente della commissione Giustizia della Camera, il deputato sardo del M5s, Mario Perantoni, ha ricordato che «la Corte di Cassazione ha già stabilito i limiti entro i quali è consentita la coltivazione della cannabis per uso personale» e ha annunciato una proposta di legge «per inserire quei principi nel nostro ordinamento, anche per sostenere il diritto dei malati a curarsi con la cannabis».Perantoni ha anche difeso la seclta di assegnare a Fabiana Dadone (ministro delle politiche giovanili) la delega all’antidroga. La Dadone è accusata di antiproibizionismo dalle destre e Perantoni ha bollato le critiche come «palesemente aprioristiche e strumentali». In Italia, secondo Perantoni, c’è un grave problema legato al consumo di droghe e allo strapotere della criminalità organizzata, anche per questo è arrivato il momento di cominciare a dettare regole civili».

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