Abbigliamento sostenibile grazie alla canapa: la fibra tessile naturale e amica del terreno

In questi ultimi anni senza dubbio sta aumentando quella che è la consapevolezza in merito ai problemi che affliggono il nostro Pianeta. Dopo lunghissimi periodi di menefreghismo nei confronti dell’ambiente che ci circonda e che ci ospita l’uomo sta cercando di accelerare il cambiamento. Ciò può avvenire solo guidando aziende, industrie e il singolo cittadino nello scegliere delle alternative più ecologiche. Anche la moda non è esente da tutti questi problemi. Anzi, molto spesso i materiali utilizzati da quest’ultima, uniti ai processi di lavorazione del tessuto, possono risultare gravemente dannosi per la nostra Terra. Anche l’industria del fashion tuttavia può fare la sua parte e guidare i consumatori e le aziende stesse verso un tipo di moda più green. La risposta a molti di questi problemi potrebbe essere la canapa.

La fibra tessile che viene prodotta a partire dalla pianta della canapa è infatti adatta alla creazione di abiti resistenti e del tutto ecologici. Inoltre questa pianta è in grado di crescere in moltissime zone del mondo: le basta un terreno ben drenato e una piccola percentuale di azoto.

Un vestito di canapa per l’ambiente

La canapa è in grado di produrre una percentuale di fibra tessile di gran lunga superiore rispetto al cotone e al lino. I numeri parlano chiaro e non restano indifferenti: parliamo del 250% in più rispetto ai suoi “cugini”. Questa pianta offre inoltre innumerevoli vantaggi al terreno che la ospita. Infatti non necessita di pesticidi né di fertilizzanti e ha bisogno di un basso quantitativo di acqua.
Le radici della canapa riescono a penetrare per circa 3 metri nel sottosuolo proteggendolo dal deflusso e preservando quindi le sue strutture.

Insomma, creare degli abiti a partire da questa fibra tessile sembrerebbe avere più vantaggi che svantaggi. Grazie alla canapa infatti l’ecofashion potrebbe dunque avere la meglio sulle varie industrie “classiche” di tessuti e aiutare il Pianeta nella sua battaglia green.

Fonte : biopianeta.it

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