Il Consiglio dei ministri del Marocco presieduto ieri dal primo ministro Aziz Akhannouch ha approvato una bozza di decreto relativo agli usi legali della cannabis presentato da Abdelouafi Laftit, ministro dell’Interno. Lo ha reso noto il portavoce ufficiale del governo, Mustafa Baitas, nel corso di una conferenza stampa. Si tratta in particolare della bozza di decreto numero 2.22.159 relativa all’attuazione di alcune disposizioni della legge n. 13.21, redatta “in pieno coordinamento con i settori ministeriali competenti”, sottolinea l’agenzia di stampa “Map”. Le disposizioni prevedono una serie di incentivi per le attività di coltivazione e produzione di cannabis e la valorizzazione dei vivai nelle province di Al Hoceima, Chefchaouen e Taounate, con la possibilità di aggiungere altri territori in base alla domanda di investitori nazionali e internazionali.
Il progetto affida all’Agenzia nazionale per la legalizzazione delle attività legate alla cannabis il compito di facilitare l’attuazione delle procedure amministrative relative alla concessione delle licenze, in conformità con i requisiti della citata legge, in pieno coordinamento con tutti i soggetti interessati. Per evitare irregolarità e illeciti, il progetto di decreto richiede ai licenziatari di fornire all’agenzia rapporti mensili sugli input e gli output di cannabis, nonché sullo stato del suo stock, semi, piantine e prodotti, oltre ad effettuare un inventario fisico annuale di questa pianta e dei suoi prodotti. Il progetto di decreto abilita le autorità governative preposte a emanare decisioni relative alla quantità tollerata di tetraidrocannabinolo, il maggiore principio attivo della cannabis.
Secondo i termini del disegno di legge, la produzione di cannabis in Marocco è autorizzata solo entro il perimetro stabilito dal regolamento. Pertanto, alcune attività legate alla cannabis – come l’importazione e l’esportazione di semi e piante, la creazione e il funzionamento di vivai, la coltivazione e la lavorazione della cannabis – sono soggette ad autorizzazione (della durata di 10 anni rinnovabile). I limiti riguardano anche l’esportazione di cannabis e dei suoi derivati, l’importazione di prodotti a base di cannabis, la commercializzazione e il trasporto di cannabis e dei suoi derivati. Solo gli adulti di nazionalità marocchina che sono membri di una cooperativa creata a questo scopo, secondo la legge osteggiato dai partiti islamici, possono richiedere un’autorizzazione per la coltivazione della cannabis. Gli aspiranti produttori dovranno gestire appezzamenti situati all’interno del perimetro regolamentare ed essere proprietari del lotto oggetto della domanda, autorizzati dal suo proprietario o muniti di documento rilasciato dalle autorità amministrative locali che attesti il funzionamento di tale lotto.
La regione marocchina Rif è considerata uno dei luoghi più antichi al mondo per la coltivazione della cannabis e per i derivati come l’hashish (sostanza stupefacente psicotropa derivata dalle infiorescenze femminili della pianta di canapa). Le sue strette valli e le alture che superano i 2.000 metri e spesso innevate nei mesi invernali che garantiscono riserve d’acqua favoriscono la coltivazione della cannabis. La coltivazione della cannabis e la produzione del Kif, droga leggera ricavata dall’intera pianta della canapa tritata finemente (foglie e fiori compresi) e mescolata al tabacco, è da sempre “tollerata” nella regione del Rif, attirando in tempi moderni migliaia di turisti da tutto il mondo e il settore dà lavoro a circa 800.000 persone tra produzioni formali e informali. Nel 2003 circa 134.000 ettari di terreno della regione erano dedicate alla produzione di cannabis da cui deriva circa il 40 per cento della produzione mondiale di hashish. Tuttavia progressivamente le autorità del Marocco, sulla spinta delle formazioni politiche conservatrici, in particolare il partito di Giustizia e sviluppo (Pjd) di ispirazione islamica, hanno ridotto nel 2015 la quantità di terreno coltivata a cannabis a soli 47.000 ettari. L’arretratezza economica della regione e l’aumento del traffico illecito di cannabis ha spinto il governo nel 2021 a proporre un disegno di legge per rendere legale la coltivazione della cannabis per l’industria medica e cosmetica.
Fonte: /www.agenzianova.com/