Indica e sativa: due piante, unica specie
Questo articolo è dedicato al confronto tra cannabis sativa e cannabis indica.
Infatti, generalmente si suole distinguere tre tipologie di cannabis:
1) cannabis sativa (sativa = utile), nel linguaggio comune conosciuta anche come canapa industriale;
2) cannabis indica (o indiana) e comunemente nota come canapa indiana;
3) cannabis ruderalis (anche nota come canapa ruderale). Meno nota perchè meno utilizzata. Non verrà presa in considerazione in questo articolo.
Tuttavia, la maggior parte degli esperti ritiene che esiste un’unica specie di cannabis e che indica e sativa non siano altro che due varietà della stessa specie.
La distinzione tra cannabis sativa e cannabis indica è da attribuire al botanico Jean-Baptiste de Lamarck, che nel 1785 studiò la differenza tra le due specie.
In particolare, lo studioso francese si rese conto che la cannabis proveniente dall’India (cannabis indica) presentava alcune significative differenze rispetto alla canapa coltivata in Europa.
Andiamo a vedere quali.
Provenienza
La cannabis indica è originaria di paesi orientali e mediorientali quali Afghanistan, Pakistan e India dove, oltre all’impiego tessile, viene utilizzata per cerimonie religiose.
Secondo i Veda, infatti, la “ganja” (cannabis in hindi) è una delle piante sacre perché fonte inesauribile di felicità e liberazione dalle paure.
La cannabis sativa, invece, è originaria delle zone tropicali del pianeta, ma – grazie alla sua adattabilità – è coltivata anche in Europa e in America per la produzione di fibre tessili e per la carta. L’Italia ha una lunga tradizione di coltivazione e trasformazione di questa pianta.
Morfologia
Dal punto della morfologia, le due varietà sono caratterizzate da:
– la cannabis sativa ha un fusto alto, poco ramificato, con foglie lunghe e strette. Si caratterizza per una fioritura lenta (ci vogliono in media dai 60 ai 90 giorni).
– la cannabis indica è più bassa, presenta un fusto densamente ramificato e le foglie sono più larghe e corte. La fioritura è più veloce (in media dai 40 ai 60 giorni) e, in questa fase, la pianta può raddoppiare proprie dimensioni.
Effetto
Le infiorescenze della cannabis indica sono caratterizzate da una elevata concentrazione di THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo). L’assunzione di THC provoca euforia e rilassamento mentale e fisico. Inoltre, tale principio attivo ha proprietà analgesiche, antinausea e stimola l’appetito. Il THC ha anche un effetto psicotropo ed è per questo che in molti paesi la cannabis è considerata una droga.
La cannabis sativa è ricca di cannabidiolo (anche noto come CBD). Tale principio attivo, a differenza del THC, non ha effetto psicoattivo, non crea assuefazione e possiede comunque enormi proprietà benefiche. Il CBD, infatti, ha un forte effetto rilassante (anche a livello muscolare) e antinfiammatorio. Inoltre, è un ottimo antidolorifico naturale (molto indicato per i dolori da mestruazioni e mal di testa). Proprio grazie alle sue proprietà terapeutiche (e alla mancanza di effetti psicoattivi) il CBD non è considerato una droga.
Legislazione
Con l’introduzione della legge n. 242/2016, in Italia è stata liberalizzata la coltivazione della canapa sativa con contenuto di THC inferiore allo 0,6%. Per il CBD, invece, non esiste alcun limite o divieto.
Quindi, in Italia dal 2017 è perfettamente legale coltivare in proprio o per il commercio la cannabis sativa con tenore di THC inferiore allo 0,6%.
Partendo proprio dalle straordinarie proprietà benefiche del CBD e dall’introduzione di un limite meno restrittivo per il THC, si è sviluppato in Italia il mercato delle infiorescenze ad alto contenuto di CBD: la Cannabis Light.
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