In Italia non è vietato coltivare la canapa, infatti secondo la legge italiana è possibile farlo purché non si superi la quantità di principio attivo stabilita dalla legge. In particolare si può coltivare canapa (cannabis sativa L.) utilizzando sementi registrate nell’Unione europea che abbiano un contenuto massimo di thc pari allo 0,6%.
Il thc è uno dei maggiori principi attivi
Il thc (tetraidrocannabinolo) è uno dei maggiori principi attivi della cannabis ed è l’unico cannabinoide ad avere proprietà psicoattive, ecco perché questo principio attivo di cannabis deve essere molto basso (può variare dallo 0,2 allo 0,6%).
Se un agricoltore coltivasse canapa contenente thc in queste percentuali, non avrebbe problemi qualora fosse sottoposto a controlli; al contrario, se la soglia dello 0,6% dovesse essere superata, l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione, ma anche in questo caso è esclusa la responsabilità dell’agricoltore.
Così come l’agricoltore non dovrebbe richiedere nessuna autorizzazione per coltivare canapa che contenga quelle percentuali di thc; il coltivatore deve infatti solo conservare i cartellini della semente acquistata per almeno dodici mesi e le fatture di acquisto della semente per il periodo previsto dalla normativa vigente.
Comunque, compreso che la canapa si può coltivare liberamente, la legge 2 dicembre 2016, n. 242 ammette la coltivazione finalizzata:
- alla coltivazione e alla trasformazione;
- all’incentivazione dell’impiego e del consumo finale di semilavorati di canapa provenienti da filiere prioritariamente locali;
- allo sviluppo di filiere territoriali integrate che valorizzino i risultati della ricerca e perseguano l’integrazione locale e la reale sostenibilità economica e ambientale;
- alla produzione di alimenti, cosmetici, materie prime biodegradabili e semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori;
- alla realizzazione di opere di bioingegneria, bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca.
Anche perché la canapa è molto produttiva e permette di ottenere semi e olio ad uso alimentare, tessuti (sostituisce molto bene il cotone), carta, e si presta ad essere un sostituito del legno nell’ambito dell’edilizia e della falegnameria.
Fonte : ambiente.iltabloid.it