L’olio di CBD potrebbe abbinarsi ad una dieta chetogenica, infatti sembra che le due cose possano funzionare in modi distinti e complementari, supportando a vicenda gli effetti e, in definitiva, aumentando il benessere generale.Per capire come l’olio di CBD potrebbe funzionare insieme alla dieta chetogenica, devi prima comprendere la dieta stessa. In sostanza, si tratta di sostituire i carboidrati con grassi sani, oltre ad eliminare dolci e alcol, grassi malsani, quasi tutti i frutti e persino ortaggi da radice e tuberi, come patate e carote, poichè questi cibi insime ad altri vietati potrebbero interrompere ciò che fa funzionare la dieta: ovvero la chetasi.
La maggior parte delle cellule del tuo corpo preferisce ricevere energia dal glucosio, noto anche come zucchero del sangue, che normalmente otteniamo dai carboidrati. Ma se si mangiano meno di 50 grammi di carboidrati al giorno, i livelli naturali di insulina diminuiscono poiché gli acidi grassi vengono rilasciati nel fegato e trasformati in chetoni. Quei composti risultanti sostituiscono il glucosio e danno alle cellule l’energia di cui hanno bisogno.Una volta che le tue cellule attingono regolarmente ai chetoni per la loro energia, il tuo corpo entra in uno stato di chetosi.
L’olio di CBD non interrompe in alcun modo la chetogenesi. Al contrario, alcuni oli di CBD sono realizzati con olio di cocco e MCT, che entrambi risultano molto popolari nella comunità chetogenica per i loro grassi sani e numerosi altri benefici.
IN CHE MODO L’OLIO DI CBD SUPPORTA UNA DIETA CHETOGENICA?
Va bene, quindi l’olio di CBD può adattarsi alla dieta chetogenica, ma in che modo supporta questa dieta? Oltre ad avere alcuni benefici in comune, il CBD può supportare alcuni problemi associati alla dieta.
PUÒ AIUTARE LA PERDITA DI PESO
Anzitutto, l’olio di CBD può risultare utile migliorando la chetogenesi e la perdita di peso in generale. In particolare, uno studio pubblicato nel 2016 ha rilevato che il CBD aumentava i marcatori associati alla trasformazione del grasso, un processo in cui il grasso “bianco” malsano viene convertito in grasso “bruno” sano. Lo studio ha anche scoperto che il CBD può aumentare il metabolismo delle cellule adipose (o adipociti). Ma, come il risultato sull’imbrunimento del grasso, questo è stato osservato solo in vitro. Questo significa che nessun soggetto umano è stato coinvolto nell’esperimento.
POTREBBE RIDURRE L’INFIAMMAZIONE
Tra tutte le potenziali proprietà del CBD, il suo effetto immunomodulatore è uno dei più studiati, e nel 2019 i ricercatori hanno richiamato l’attenzione su un lavoro scientifico che descriveva in dettaglio come l’olio di CBD potesse ridurre l’infiammazione attraverso la mediazione della risposta immunitaria.
Scendendo nello specifico, uno studio ha osservato che il CBD ha un effetto antinfiammatorio sui sebociti umani (cellule della pelle), mentre un altro ha testato un modello virale di sclerosi multipla, riscontrando che il CBD esercita una protezione duratura contro i danni da infiammazione correlata alla sclerosi.
Sebbene questi risultati non siano stati ancora tradotti in studi clinici su larga scala, il potenziale del CBD nel mediare la risposta immunitaria è qualcosa che i ricercatori stanno esplorando con attenzione. Lo stesso si può dire per le capacità antinfiammatorie della dieta chetogenica.
POTENZIALE ANTICONVULSIVO
L’olio di CBD è stato studiato a lungo anche per il suo potenziale di ridurre alcuni tipi di convulsioni. Una revisione del 2017 lo rende chiaro, descrivendo tre studi controllati con placebo che hanno mostrato come il cannabidiolo possa migliorare i sintomi dell’epilessia.
Va notato, tuttavia, che questi studi si sono concentrati specificamente su due rari tipi di epilessia che colpiscono principalmente i bambini. Uno studio ha scoperto che il CBD risultava più efficace del placebo nel fermare le crisi convulsive associate alla sindrome di Dravet, mentre un altro studio ha scoperto che il CBD riduce la frequenza delle crisi epilettiche nei soggetti con sindrome di Lennox–Gastaut.
Sebbene questi risultati non confermino che il CBD abbia un potenziale antiepilettico generale, gli studi clinici qui citati, ed altri ancora, ne indicano un possibile effetto specifico.
PUÒ AIUTARE AD ALLEVIARE LO STRESS
Ora, oltre ad entrare direttamente in sinergia con la dieta chetogenica, l’olio di CBD porta in tavola anche i suoi particolari benefici. Ad esempio, il CBD può aiutare a limitare uno dei principali conflitti che le persone incontrano con una dieta chetogenica: lo stress.
La pressione derivata dal dover mantenere una certa dieta può accumularsi nel tempo. Il desiderio di mangiare un gustoso gelato o una torta può diventare più forte quanto più tempo passi lontano da loro. A sua volta, quando qualche altro aspetto della vita ci stresserà, potremmo rivolgerci al cibo per affrontarlo. È qui che può entrare in gioco l’olio di CBD.
Ad esempio, un caso di studio del 2016 ha rilevato che il CBD aiuti ad alleviare alcuni sintomi del disturbo da stress post-traumatico. Va notato, tuttavia, che lo studio si è concentrato solo su una ragazza in circostanze particolarmente difficili. Risulta quindi difficile capire quale problema sia stato veramente ridotto e quindi sono necessari altri studi clinici con numerosi partecipanti.
Oltre a questo, un anno prima, uno studio ha rilevato che il CBD potrebbe essere utilizzato per ridurre i sintomi dell’ansia. In particolare, si è scoperto che il CBD riduce l’ansia anticipatoria nelle persone sottoposte a uno specifico test medico di imaging. Un altro studio ha scoperto che il CBD riduce l’ansia associata al parlare in pubblico.
PROMUOVE UN SONNO MIGLIORE
Oltre ad uno stress occasionale, la dieta chetogenica causa anche uno spostamento nella produzione di ormoni che può portare a disturbi del sonno. Per fortuna, il CBD è studiato anche per il suo potenziale effetto positivo sul ciclo sonno-veglia.
Ad esempio, uno studio del 2019 ha rilevato che 103 pazienti adulti sono stati in grado di avvicinarsi al raggiungimento di un sonno regolare e completo più di quanto avrebbero ottenuto altrimenti. È però importante notare che i dati sono stati raccolti in retrospettiva, non durante la somministrazione di CBD. Per questo motivo, è del tutto possibile che altri fattori abbiano notevolmente interferito.
Fonte:www.cannaconnection.it