Cannabis era il termine usato fino agli anni Sessanta per tutti i tipi di varietà della pianta. Tuttavia, per distinguere quella psicoattiva (che contiene più dello 0.3% di THC) da quella coltivata per la sua fibra e per i semi (contenente meno dello 0.3% di THC), si è convenuto di indicare la seconda con il nome di canapa, terminologia che i legislatori in tutto il mondo hanno utilizzato e utilizzano per differenziare i coltivatori legali da quelli illegali che coltivano la varietà considerata droga. Eppure la biomassa della pianta è più o meno identica per la maggior parte degli aspetti, solo una singola componente (il tetraidrocannabinolo) su oltre 100, segna la differenza per l’uomo e per la legge.
Naturalmente i veri tratti visibili delle piante di canapa (fenotipo) sono la sua natura dioica, i lunghi steli (>2m di altezza) e il ciclo di vita a finitura rapida, al contrario della pianta medicinale che può essere fragrante, piena di ghiandole di resina, soltanto femmina, alta da 1 a 2 m. Queste diverse caratteristiche fisiche delle piante erano conosciute da tutti i tipi di coltivatori per via delle differenze evidenti. Comunque, grazie all’incremento mondiale dei viaggi e ad alcuni movimenti libertari e pacifisti, dagli anni Sessanta in poi divenne evidente che la cannabis ricreativa variava nella struttura e negli effetti a seconda che si fosse più o meno vicini all’equatore.
La cannabis cresceva secondo il ciclo di luce, il clima e le fonti d’acqua disponibili nel suo ambiente naturale ed è perciò che le piante alte, con lunghe foglie sottili e grappoli di fiori poco compatti si sono sviluppate dieci gradi a nord o a sud dell’equatore, in ambienti tropicali più caldi dove la luce è quasi sempre a 12/12h. Le piante, invece, che crescono oltre i 10 gradi dall’equatore hanno la forma di un piccolo abete con grappoli di fiori compatti e forte aroma di frutta; la loro fioritura è precoce e hanno dimensioni ridotte. Oltre i 10 gradi dall’equatore il ciclo di fioritura è di 6/8 settimane, mentre più vicino all’equatore è di 10/14 settimane. Inoltre le foglioline delle piante oltre i 10 gradi dall’equatore sono in genere molto più larghe e di un verde più scuro, ma queste sono generalizzazioni più che caratteristiche specifiche.
QUANDO SI CHIAMA CANAPA
Molte delle varietà di cannabis non psicoattiva, registrate nella lista botanica delle varietà permesse agli agricoltori in Europa, derivano dalla famiglia della C. Ruderalis. Queste varietà ibridate vengono ancora coltivate in Europa, generalmente come piante da seme. I venditori di semi registrati emettono fatture in base alla quantità di semi venduti, in modo tale che le origini dei terreni di canapa siano chiare per le autorità locali.
Le autorità effettuano anche controlli e test casuali sulle piante mature o su quelle quasi mature per individuare la soglia legale di THC. Tagliare piante a caso per effettuare test sui cannabinoidi che mostrino il contenuto chimico delle piante, di solito è la procedura che determina se una coltura viene autorizzata o distrutta dalle autorità, nel caso in cui superi la soglia di THC ammessa per la canapa.
Da quando le tecnologie di estrazione sono diventate un processo all’avanguardia, tutte le varietà legali di canapa, con THC inferiore allo 0.3%, sono diventate appetibili e più redditizie della fibra o dei semi se convertite in CBD puro (Cannabidiolo). Negli anni Novanta, con l’ulteriore scoperta del sistema endocannabinoide nell’essere umano, si è generata una spinta alla ricerca di sostanze chimiche capaci di incrementare l’efficienza di questo sistema interno al nostro corpo e che possono agire come un potente anti-infiammatorio. Il pregio del CBD è rappresentato dalla rapidità con cui agisce sull’uomo e dall’assenza di effetti avversi dannosi, per non parlare del fatto che è economico da produrre e aggiunge valore al raccolto dell’agricoltore. Tuttavia il paradosso dell’esistenza di una varietà di canapa legale, non considerata droga, che alimentava la domanda di estrazione di base grezza per l’industria farmaceutica, ha cominciato a confondere la stessa industria. I coltivatori si sono affrettati a installare macchinari per l’estrazione e a trinciare le piante per lavorarle trasformandole in cristalli di CBD puro, da vendere con maggiori profitti rispetto ai semi e alla fibra di canapa. Questa situazione ha creato un effetto domino e ha fatto crollare il prezzo dei cristalli di CBD puro, passando dai 50mila euro al Kg ai 500 euro in appena 5 anni.
L’INVENZIONE DELLA CANNABIS LIGHT
Il termine cannabis light è solo un altro modo per riferirsi alle varietà di canapa che non superano lo 0.3% di THC. Al giorno d’oggi infatti i breeder cominciano a combinare e selezionare elementi di coltivazioni di canapa legalmente registrate con varietà ricreative, per migliorare l’appeal della cannabis che non supera le soglie di THC consentite. Questo ha dato vita a infiorescenze legali che sembrano e profumano come la cannabis ricreativa ma non infrangono la legge, esattamente ciò che è possibile acquistare in Italia nei distributori automatici o nei negozi dedicati ai prodotti con una alta percentuale di CBD. Inizialmente venne considerata una grande novità fino a quando grosse aziende non hanno iniziato a occuparsi di punti vendita, distribuzione e branding, e questo ha portato a considerare la cannabis light alla stregua della birra analcolica, visto che non provoca alcun effetto psicoattivo come invece fa la cannabis ad alto contenuto di THC.
LA CANNABIS TERAPEUTICA
Generalmente il termine cannabis terapeutica si riferisce alla cannabis ricreativa che può essere ricca di THC e di molti altri cannabinoidi – come CBD, CBG, CBN – e di terpeni (aromi) che si sviluppano su una pianta matura. Ciò che rimane un po’ un ambiguo è la differenza di contenuto che distingue la cannabis medica da quella ricreativa. La risposta è semplice: nulla!
La persona che utilizza la cannabis ricreativa previa prescrizione medica viene considerato un consumatore a scopo terapeutico. Quindi è lo status legale di “consumatore” che definisce se la cannabis è da considerarsi medica o ricreativa. Se hai una prescrizione medica per usare la cannabis per il tuo mal di schiena o per il glaucoma, puoi usare legalmente la cannabis ricreativa. Senza questo permesso del medico o dell’autorità sei considerato un consumatore di droga illegale!
Ulteriori studi su popolazioni numerose hanno contribuito a rendere le cose più chiare riguardo i consumatori a scopo terapeutico. In primo luogo, la maggior parte di questi consumatori a scopo medico affetti da tumore, sclerosi o epilessia non la fumano, e ciò ha portato a una nuova serie di prodotti pensati per offrire i benefici di THC, CBD, etc, a sistemi immunitari compromessi e talvolta più deboli. Prodotti commestibili, tinture, capsule, tè e supposte sono stati utilizzati con successo per somministrare cannabinoidi a gente con patologie. Tuttavia, concentrazioni e dosaggi sono difficili da stabilire con certezza. Generalmente, i diversi prodotti di cannabis devono contenere componenti specifici come CBD o THC e questi devono essere presenti in concentrazioni più elevate che nella pianta. Quindi un prodotto per il benessere o un integratore alimentare funzionerebbe con concentrazioni del 3% o 6% di CBD e THC, mentre i prodotti medici dovrebbero contenere il 20% o più di CBD e THC per calmare il dolore e per saturare il nostro sistema endocannabinoide fino ad alleviare i sintomi.
Il requisito primario per la coltivazione della cannabis medica, di quella light, di quella ricreativa o di qualsiasi tipo di cannabis che sia per uso interno, è l’obbligo di test di laboratorio per misurare il livello di pesticidi, insetticidi, metalli pesanti e muffe: tutto questo prende il nome di microbiologia della pianta. Questo procedimento vale anche per tutti i prodotti che derivano dalle estrazioni effettuate da questi tipi di cannabis. Se un’infiorescenza risulta avere livelli eccessivi di cadmio o di mercurio, dovrà essere depurata da questi metalli fino al livello di sicurezza stabilito dagli organi di controllo dell’industria.
Quindi la cannabis medica viene regolarmente irradiata per eliminare le muffe e i batteri dannosi che a volte si trovano su piante mal essiccate o mal lavorate. La maggior parte delle infiorescenze di cannabis medica o di cannabis light devono essere testate da un laboratorio indipendente per mostrare il contenuto dell’infiorescenza essiccata, in modo da non causare altri problemi a chi ne faccia uso. Proprio come avviene con la frutta e la verdura che devono essere testate per rilevare composti potenzialmente dannosi per la salute umana, anche la cannabis ha bisogno di queste certificazioni prima di essere immessa sul mercato. Ad ogni modo è possibile coltivare canapa destinata alla fibra in terreni contaminati e potere comunque usarne la fibra.
IN CONCLUSIONE
Se da un lato le etichette che usiamo diventano sempre più specifiche nel riferirsi a certe categorie di cannabis, dall’altro resta il fatto che la pianta di cannabis è grossomodo la stessa che si trova in natura da migliaia di anni, in parte grazie all’evoluzione e in base alle condizioni climatiche dell’area in cui viene coltivata. La cannabis medica necessita di ulteriori certificazioni dato che la cannabis light o le infiorescenze di canapa non sono sufficientemente potenti per essere curative per i pazienti, mentre le loro estrazioni sono più appropriate visto che raggiungono concentrazioni più alte che agiscono più rapidamente. La cannabis light è in qualche modo una novità ed è stata sfruttata dalle aziende per trarre profitto da una forma legale di cannabis.
C’è ancora molta ricerca da fare sui vari componenti presenti in questa pianta miracolosa e sulle migliori modalità di assunzione per le diverse patologie. Questo lavoro è in corso e la scienza sta contribuendo a definire e a testare i componenti sulle piante mature.
Rispetto a 40 anni fa siamo più avanti, ma è chiaro che più aumenta la ricerca e più diventiamo bravi a risolvere e trattare problemi di salute e a dispensare, così come a classificare diverse versioni della pianta basandoci sul chemiotipo (proprietà chimiche della pianta) piuttosto che sul fenotipo (espressioni dei tratti fisici) e sul genotipo (la composizione genetica della pianta).
Fonte: www.dolcevitaonline.it