La canapa è una specie vegetale che ha bisogno di pochissimi imput per potersi sviluppare, cresce fino a 4 metri in pochi mesi,non ha bisogno di erbicidi sintetici ne di concimazioni sintetici, è una pianta rustica che non necessita di moltissima acqua, molto meno del cotone! A parte il rame, utilizzato anche nell’agricoltura biologica, non esiste un fitofarmaco che sia registrato specificamente per la canapa
Per questo è una delle colture che meglio si presta ad essere coltivata con metodo biologico. E i campi di cannabis ospitano una grande biodiversità di fauna selvatica e insetti.
Coltivare questa pianta produce degli effetti positivi sull’ambiente riducendo il problema dell’inquinamento dell’aria, aiuta a ridurre gli effetti drastici dei cambiamenti climatici, e contribuisce a creare un modello sostenibile di sviluppo economico.
La canapa utilizzata nelle nuove tecnologie green
La pianta viene utilizzata in tutte le sue parti vegetali, dai semi ai fiori, persino il fusto viene utilizzato per la produzione di fibre tessili molto resistenti, inoltre può essere utilizzata nella bio-edilizia una volta lavorata, è ottima per sostituire legno, vetro e inerti per la composizione di diversi materiali, in quanto refrattaria a muffe e insetti. È anche resistente al fuoco, leggero e ricco di silice, ma è soprattutto un materiale “carbon negative“, che sintetizza il carbonio e riduce le emissioni di CO2 nell’atmosfera, rendendo gli ambienti più salubri e abbattendo le emissioni inquinanti. Grazie al suo impiego, si risparmia il 90% dell’acqua utilizzata per il cemento ed è utile anche come materiale antisismico, costituito da pannelli in fibra di canapa, in grado di contenere il crollo provocato dalle scosse.
Oltre ad essere ecologica ed etica, è anche versatile: da un miscuglio industriale di acqua e canapa, nascono mattoni, intonaci, massetti e cappotti isolanti per edifici vecchi e di nuova costruzione. A differenza dei mattoni tradizionali, i bio-mattoni in canapa si posano a secco e oltre ad essere bio-degradabili,posso essere riciclati. Oltre ai prodotti più conosciuti, in Italia è in fase di certificazione un brevetto per la realizzazione di blocchi a base di canapulo, la parte più legnosa dello stelo. Il mattone essiccato diventa rigido e leggero e può essere utilizzato anche nella ristrutturazione di edifici.
In fase di crescita la canapa cattura 4 volte la CO2 immagazzinata mediamente dagli alberi, infatti durante le fasi di produzione e lavorazione assorbe molto di più CO2 dall’ambiente di quanta ne verrebbe immessa lavorandola.
Si stima che una tonnellata di canapa secca possa sequestrare 325 kg di CO2. Inoltre i prodotti in canapa e calce grazie alle loro proprietà fanno abbassare consumi energetici e bollette, in quanto migliorano l’isolamento termico, attenuando di circa il 30% il flusso termico, ossia la quantità di calore che passa attraverso un materiale in un dato momento, e diminuendo del 20% la trasmittanza termica, vale a dire la facilità con cui un materiale si lascia attraversare dal calore.
Alle produzioni derivanti dalle coltivazioni di canapa si può infatti facilmente applicare il concetto di bio-raffineria, che si può intendere come un sistema integrato che serva alla produzione di energia e prodotti chimici a partire dalle biomasse.
Gli idrocarburi in canapa possono essere trasformati in una vasta gamma di fonti di energia da biomassa, dal pellet ai combustibili liquidi e a gas. Ovviamente lo sviluppo dei bio-carburanti come bio-diesel ed etanolo, potrebbe ridurre significativamente il nostro consumo di combustibili fossili il loro impatto sul pianeta.
La canapa ha una soluzione anche nella lotta di inquinamento della plastica. Dagli scarti di lavorazione delle fibre di canapa costituti da quasi l’80% da cellusosa, nasce la bioplastica, un prodotto biodegradabile e sostenibile in termini produttivi.
Tra le fibre naturali è poi quella in grado di garantire maggiore elasticità, e quindi resistenza, al prodotto finale. Dall’olio si possono ottenere resine acriliche simili al plexiglass, mentre dal fusto della pianta, il canapulo, attraverso un processo di fermentazione, si ottiene, con rese fino al 90%, l’acido lattico dal quale si produce il PLA, bioplastica molto usata nella stampa 3D.