Guida per la coltivazione idroponica di cannabis

L’idroponica è un metodo di coltivazione di piante e in questo caso specifico un metodo per la coltivazione di cannabis in una soluzione d’acqua e nutrienti.

Come si può intuire dal nome, l’idroponica è un metodo di coltivazione fuori-suolo che usa l’acqua come substrato primario. In un impianto idroponico, le piante di cannabis vengono coltivate in secchi o ceste riempiti con un substrato colturale inerte e sospese su un serbatoio pieno d’acqua. L’acqua contiene tutte le sostanze nutritive necessarie per la sopravvivenza e la crescita delle piante, mentre l’uso di pietre porose consente di ossigenare il serbatoio. Questo modello di base si presenta in diverse forme e sistemi e la scelta dell’impianto dipende dalle preferenze di ogni coltivatore. Ci sono molti vantaggi nel coltivare idroponicamente e in questo articolo cercheremo di trattarli tutti. Prima, però, approfondiamo la storia di questa affascinante forma d’arte.

La storia dell’idroponica

Di primo acchito, la coltura idroponica potrebbe sembrare il risultato dei più moderni progressi tecnologici. Tuttavia, questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Le origini delle colture in acqua risalgono a migliaia di anni fa nella storia dell’essere umano. Si teorizza che i famosi giardini pensili di Babilonia, creati nel 600 a.C., facessero uso dei principi dell’idroponica. La regione situata vicino all’Eufrate era per natura secca ed arida e si ipotizza che le colture di questi giardini potessero essere alimentate da un sistema di percolazione che attingeva acqua dal fiume.

Avanzando nel tempo fino al X e XI secolo, la civiltà azteca faceva uso della coltivazione idroponica per garantire il sostentamento della propria società. Dopo essere stata costretta ad abbandonare le sue terre per colpa di un conflitto, questa popolazione si stabilì lungo le sponde del lago Tenochtitlan. Qui iniziarono a costruire zattere galleggianti ricoperte di terreno, consentendo alle piante di crescere sul manto e alle radici di diffondersi nelle acque sottostanti.

Più di recente, ma pur sempre distante dai giorni nostri, troviamo l’esempio delle coltivazioni idroponiche dello scienziato inglese John Woodward, nel 1699. Il suo lavoro consisteva nel coltivare piante di menta verde in acqua. Fu così che scoprì che le specie vegetali tendono a crescere più velocemente all’interno di una fonte d’acqua mista a terreno.

I vantaggi della coltivazione idroponica

Se parlate con un coltivatore esperto in idroponica, una delle prime cose che probabilmente vi dirà è che le piante coltivate idroponicamente crescono molto più velocemente rispetto a quelle coltivate in terra. Ed ecco svelato il primo vantaggio di questo metodo di coltivazione. Le piante crescono infatti più rapidamente del 30–50% e, nella maggior parte dei casi, offrono rese più abbondanti. Ciò è principalmente dovuto al fatto che le sostanze nutritive contenute in un impianto idroponico sono molto più facilmente disponibili per le piante. Le sostanze nutritive sono sospese nell’acqua e penetrano direttamente nel sistema radicale, in quanto non esiste alcun terreno da attraversare. Al contrario, le piante che crescono in terra devono diffondere le loro radici attraverso il substrato per assorbire i nutrienti degli strati più profondi. Un facile accesso alle sostanze nutritive consente alle piante di conservare energia, che viene quindi dirottata verso la crescita.

Che differenza c’è tra sistema idroponico attivo e passivo?

I sistemi idroponici possono essere attivi e passivi, a seconda del modo in cui vengono progettati. I sistemi attivi prevedono la movimentazione della soluzione nutritiva tramite pompe elettriche e l’ossigenazione dell’acqua attraverso pietre porose. I sistemi passivi sono molto più semplici, ed alcuni di essi sfruttano la risalita capillare al posto delle pompe elettriche per somministrare il nutrimento alle piante.

Sistemi idroponici passivi per la coltivazione della ganja

I sistemi idroponici passivi hanno un assetto minimalista. Si avvalgono di metodi low-tech per convogliare acqua e sostanze nutritive verso le radici della cannabis, senza utilizzare elettricità.

Tipi di sistemi idroponici passivi

Esistono vari sistemi idroponici passivi, ma i più popolari sono il metodo Kratky e il sistema a stoppino.

Vantaggi dei sistemi idroponici passivi

I sistemi idroponici passivi sono semplici e facili da installare. Sono ideali per chi utilizza questi impianti a base idrica per la prima volta, e sono più economici rispetto ai sistemi attivi. Di seguito indichiamo i principali vantaggi dei sistemi idroponici passivi:

✔️Costi moderati
✔️Facilità di installazione
✔️Adatti a principianti
✔️Richiedono meno elettricità

I sistemi idroponici passivi sono migliori rispetto all’annaffiatura manuale?

Dipende dal sistema utilizzato. Con il metodo Kratky non è necessario procedere all’irrigazione manuale. I sistemi a stoppino su terreno sono generalmente superiori rispetto all’annaffiatura manuale, poiché il rilascio lento e graduale minimizza il rischio di una somministrazione d’acqua eccessiva. Tuttavia, in alcuni casi questo metodo non è in grado di fornire acqua a sufficienza agli esemplari molto grandi e particolarmente assetati. Pertanto, a volte è necessario intervenire con un annaffiatoio.

Sistemi idroponici attivi per la coltivazione della ganja

I sistemi idroponici attivi si avvalgono della tecnologia moderna per mantenere le piante nutrite, irrigate e ventilate. Tramite pompe elettriche e pietre porose è possibile fornire alle radici della cannabis tutto il nutrimento necessario per supportare la salute dell’esemplare. Dal momento che questi sistemi prevedono l’utilizzo di dispositivi elettronici, il coltivatore può decidere di automatizzare l’intera procedura per ridurre il carico di lavoro.

Tipi di sistemi idroponici attivi

Se siete interessati ai sistemi idroponici attivi, avete tantissime opzioni a vostra disposizione.

Vantaggi dei sistemi idroponici attivi

I sistemi idroponici attivi sono ideali per le operazioni di coltivazione su larga scala. Nonostante la loro vulnerabilità in caso di blackout o cali di tensione, offrono numerosi vantaggi:

✔️Efficienza idrica
✔️Ossigenazione ottimale
✔️Facili da automatizzare

I costi della coltivazione idroponica

Quando si parla di coltivazione idroponica, subito affiorano alla mente immagini di impianti altamente tecnologici: interruttori automatici, luci lampeggianti, timer e cronometri. In realtà, il costo di un sistema idroponico dipende soprattutto dalla quantità di denaro che si è disposti ad investire. Esistono vari tipi di impianti idroponici, da quelli semplicissimi composti da un semplice secchio di plastica, ai sistemi auto-drenanti e con irrigazione automatica. Per risparmiare tempo, acquistate uno starter kit per coltivazione idroponica a basso costo. In esso troverete tutto il materiale di cui avete bisogno per affrontare ogni fase di crescita delle piante, dalla germinazione alla maturazione. Un kit costa circa 235 €.

 

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Materiali necessari per un sistema idroponico fai-da-te

Se preferite realizzare un impianto idroponico da soli, consultate la breve guida qui sotto. L’elenco comprende tutta l’attrezzatura necessaria per costruire un sistema idroponico indoor essenziale. Scegliete il prodotto più adatto alle vostre esigenze in base alla lista fornita. Acquistando ogni strumento separatamente, potrete investire denaro su attrezzature più importanti, come le lampade da coltivazione, riducendo le spese in altri settori.

Ecco cosa vi servirà:

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1. Scegliere il substrato con cui avviare la coltura

Adesso che abbiamo affrontato la storia e i benefici della coltivazione idroponica, è tempo di iniziare. Per farlo, dovrete scegliere un substrato di coltura, una sostanza capace di mantenere in posizione l’intersezione tra il gambo e le radici. In questo modo, le radici potranno crescere nell’acqua alla ricerca di nutrienti. I substrati inerti consentono inoltre un buon accesso dell’aria dalla parte superiore delle radici. Esiste una lunga lista di substrati usati dai coltivatori, ma alcuni sono più comuni di altri. Ogni substrato ha i propri vantaggi ed alcuni si adattano meglio di altri ai diversi sistemi. Quando ci si avvicina a questo mondo, si tratta di sperimentare fino a trovare il substrato che più si adatta alle proprie esigenze.

  • Argilla espansa

  • Lana di roccia

  • Perlite

  • Fibra di cocco

2. Scegliere un impianto di coltivazione idroponica dove coltivare le piante

Adesso che avete selezionato il substrato di coltura, è tempo di scegliere quale tipo di impianto idroponico usare. Tutti i sistemi sono simili, in quanto usano una soluzione acquosa arricchita con sostanze nutritive. Tuttavia, gli impianti possono variare notevolmente a seconda di alcuni fattori, quali l’esposizione e la circolazione dell’acqua. La maggior parte dei seguenti sistemi possono essere acquistati in commercio, ma se siete abili nel fai-da-te, potete facilmente costruirvene uno usando secchi, trapani, pompe e pietre porose.

  • Il metodo Kratky

Il metodo Kratky rende la coltivazione idroponica più accessibile, semplice, ed economica. Per realizzare questo impianto è infatti possibile utilizzare utensili di uso comune, tra cui secchi e scatole di plastica. Le piante vengono inserite all’interno di vasi a rete, incastrati in appositi fori, in modo che le radici restino sospese nella soluzione nutritiva sottostante.

Un vuoto d’aria tra la superficie della soluzione liquida e la base della pianta garantisce un’adeguata ventilazione nella parte superiore delle radici. Ciò fornisce ossigeno all’apparato radicale, eliminando la necessità di usare pietre porose. Man mano che le radici si espandono, il livello della soluzione nutritiva si abbasserà. I coltivatori devono semplicemente riempire periodicamente i contenitori, prima che le piante assorbano tutti i fluidi.

  • Coltura in acque profonde – Deep Water Culture

I sistemi di coltura in acque profonde rappresentano la versione attiva del metodo Kratky. Sono composti da un singolo serbatoio, riempito di soluzione nutritiva fino all’orlo. Le piante vengono collocate all’interno di vasi a rete, ed incastrate in una lastra di polistirolo che galleggia in superficie. A differenza del metodo Kratky, nel sistema di coltura in acque profonde non è necessario creare un vuoto per arieggiare la parte superiore delle radici. Per ossigenare la soluzione nutritiva si utilizzano delle pietre porose.

  • Flusso e riflusso

Un sistema di flusso e riflusso (anche conosciuto come “ebb and flow” e “tavola di marea”) consiste, appunto, nel far fluire e rifluire l’acqua. Questi sistemi sono composti da numerosi secchi sospesi su un vassoio che presenta un ingresso ed un’uscita per l’acqua. Entrambe le aperture sono collegate ad un serbatoio esterno contenente le sostanze nutritive, una pietra porosa per ossigenare l’approvvigionamento idrico ed una pompa per spostare l’acqua nel vassoio. In questi impianti idroponici, le radici non sono costantemente immerse nell’acqua, ma è piuttosto l’acqua ad inondare periodicamente il vassoio con ossigeno fresco e acqua arricchita di sostanze nutritive. Al termine del ciclo di pompaggio, tutta l’acqua rientra nel serbatoio esterno.

Questo sistema consente una concimazione periodica delle piante. L’intervallo di tempo in cui il vassoio è vuoto permette ai coltivatori di badare alle radici e di raccogliere le piante con maggiore facilità.

  • Sistema goccia a goccia

Il sistema goccia a goccia installato in un impianto idroponico è molto simile a quello usato per irrigare le colture in terra. È composto da un vassoio di grandi dimensioni pieno di substrato, come l’argilla espansa. Le piante vengono collocate direttamente nel substrato, ed ognuna viene irrigata dal proprio tubicino di gocciolamento posizionato nelle immediate vicinanze. Un serbatoio d’acqua esterno con pietre porose e pompa fornisce un costante gocciolamento d’acqua su ogni pianta. Le radici sono continuamente esposte all’aria, e l’acqua in eccesso gocciola lungo il substrato per poi tornare nel serbatoio esterno.

  • Tecnica della pellicola nutritiva (NFT)

La tecnica della pellicola nutritiva è, per alcuni aspetti, simile alla tecnica ebb and flow. Tuttavia, anziché irrigare periodicamente il vassoio che contiene gli esemplari, la tecnica del film nutritivo fornisce alle radici un flusso costante di acqua e sostanze nutritive. Il serbatoio contiene una pietra porosa per ossigenare la soluzione, ed una pompa dell’acqua elettrica per dirigere la soluzione all’interno del vassoio. Il vassoio è leggermente inclinato, per consentire alla soluzione di defluire e tornare nella cisterna dopo aver attraversato le radici.

  • Sistema dello stoppino

Il sistema a stoppino è composto da un recipiente con il substrato e da un serbatoio separato che contiene la soluzione nutritiva. Alcuni coltivatori scelgono di riempire il contenitore con del terriccio, mentre altri preferiscono substrati come la fibra di cocco. Questi materiali consentono all’ossigeno di penetrare e ventilare le radici, senza bisogno di usare una pompa.

Gli stoppini vengono usati per trasportare passivamente la soluzione nutritiva fino alle radici. Una estremità è immersa nel serbatoio che contiene il nutrimento, mentre l’altra viene depositata nel recipiente con il substrato. Lo stoppino assorbe l’acqua dal serbatoio, e la indirizza verso le radici grazie al fenomeno della capillarità.

  • Aeroponica

L’aeroponica è forse la versione più futuristica della coltivazione idroponica. L’acqua viene nebulizzata e dispersa nell’aria per ottimizzare l’aerazione e l’idratazione. Le piante sono disposte nella parte superiore di un grande serbatoio, riempito per un 25% d’acqua. Nell’acqua è immersa una pompa che spinge la soluzione verso dei diffusori d’acqua posizionati al di sotto degli apparati radicali. Questa sottile nebbia viene costantemente assorbita dalle radici, consentendo alle piante di ricevere contemporaneamente enormi quantità di aria e acqua.

3. Come preparare un impianto idroponico per ottenere I migliori risultati

Una volta scelto il sistema più adatto alle proprie esigenze, bisogna prepararlo correttamente per evitare situazioni potenzialmente dannose. La natura umida e scura dei serbatoi d’acqua è un habitat ideale per diverse famiglie di agenti patogeni. Prima di usare l’impianto, sterilizzate tutta l’attrezzatura per ridurre al minimo i rischi di contaminazione. Pulite accuratamente i secchi, i vassoi, i tubi e i serbatoi con alcool, acqua calda e acqua ossigenata. Una volta sterilizzati, potete procedere seguendo le istruzioni per configurarlo correttamente.

  • Garantire una manutenzione regolare dell’impianto

Tutti i sistemi idroponici richiedono una frequente manutenzione per garantire l’ambiente di crescita ottimale. Qui di seguito vi riportiamo i principali fattori che dovete considerare.

A) Monitorare sempre il pH

Per garantire un ambiente di crescita ottimale dovrete testare costantemente il pH. Le sostanze nutritive sono più disponibili per le piante quando l’ambiente è leggermente acido. Pertanto, viene richiesto un pH di 5,5–5,8. Usate un apposito kit per testare il pH con regolarità ed assicuratevi di sostituire la soluzione ogni settimana, al fine di mantenere questo intervallo. Durante la fioritura, le piante prediligono invece un pH di 6.

B) Mantenere la temperatura dell’acqua a circa 20°C

La cannabis coltivata idroponicamente preferisce le temperature di 20°C. Questo parametro può essere monitorato usando un termometro ad acqua e modificato usando uno scaldaacqua, se le temperature dovessero essere troppo basse.

C) Apportare le giuste quantità di fertilizzante

Le piante idroponiche richiedono gli stessi nutrienti delle loro controparti coltivate in terra. Il modo più semplice per concimare le piante è acquistare fertilizzanti formulati per l’idroponica che contengano tutte le sostanze necessarie sia per la fase vegetativa che per quella di fioritura. Sulle etichette dei prodotti viene anche riportata la frequenza con cui bisogna aggiungerli e con quale diluizione.

D) Mantenere tutte le attrezzature pulite per evitare la contaminazione

Sia i serbatoi che i vassoi devono essere svuotati e puliti circa ogni due settimane. Questo processo manterrà le radici delle piante al sicuro dai patogeni invasori e dalle malattie. Ripetete lo stesso procedimento menzionato nel paragrafo sulla preparazione dell’impianto.

E) Selezionare una varietà da coltivare idroponicamente

La selezione della varietà è un fattore molto importante nella coltivazione idroponica. Le piante coltivate indoor all’interno di questi sistemi sono libere di assorbire i concimi in modo estremamente rapido, il che spesso provoca una crescita esplosiva e molto rapida. Per questo motivo, selezionare una varietà sativa di grandi dimensioni non sarà la scelta migliore, soprattutto se il vostro sistema è installato all’interno di un armadio di coltivazione.

Le varietà più piccole e compatte sono le migliori per i sistemi idroponici indoor. Iniziare con una varietà di dimensioni contenute è vantaggioso per diverse ragioni. Prima di tutto, permette di coltivare diverse piante in uno spazio più piccolo, consentendo una maggiore diversità e rese potenzialmente maggiori. Inoltre, se le piante dovessero mostrare uno scatto di crescita, nella stanza ci sarà ancora sufficiente spazio per affrontare gli improvvisi sbalzi d’altezza.

Qui di seguito vi riportiamo due varietà che raccomandiamo per la coltivazione idroponica.

  • White Widow

La White Widow è un ibrido perfettamente bilanciato con genetica per un 50% indica ed un 50% sativa. È stata creata usando una White Widow S1 e provoca un “high” ben bilanciato che stimola ed eccita la mente, mentre rilassa e calma il corpo. Le concentrazioni di THC del 19% assicurano una potente esperienza psicoattiva che dura diverse ore. Queste infiorescenze contengono un profilo terpenico che emana sapori e odori di terra e pino.

La White Widow raggiunge i 60–100cm d’altezza quando viene coltivata indoor, dimensioni che la rendono una candidata perfetta per le esigenze di spazio di un’operazione idroponica. Aspettatevi ottime rese di 450–500g/m² dopo un periodo di fioritura di 8–9 settimane.

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