La marijuana non è sempre stata ibridata in ambienti altamente controllati. Per gran parte della storia, la cannabis è cresciuta allo stato selvatico o insieme agli esseri umani, finendo inevitabilmente per influenzarsi a vicenda. Le varietà autoctone thailandesi costituiscono la base di molti dei principali ibridi di oggi. Vale quindi la pena saperne di più, soprattutto per coloro che sono interessati all’ibridazione e alla storia della cannabis.
Cannabis thailandese — Storia ed origini
Le varietà autoctone thailandesi sono piante di cannabis uniche e molto pregiate con un corredo genetico al 100% sativa. “Autoctone” è il nome dato alle varietà di cannabis che si sono adattate con successo ad un determinato luogo o ambiente e non sono state incrociate con altre varietà di cannabis distinte.
Si ritiene che la cannabis sia arrivata in Thailandia e nei Paesi circostanti attraverso l’India. Qui sperimentò secoli di uso ricreativo, culinario ed olistico tra le comunità del posto, dov’era ampiamente coltivata[1] a livello nazionale.
Nonostante sia chiamata thailandese, forse il termine “autoctona del sud-est asiatico” sarebbe più appropriato, poiché queste varietà provengono da diverse regioni umide, calde e tropicali di questa parte del mondo. Da quanto tempo crescono in quelle zone? Non è ancora chiaro, ma sappiamo che lo fanno da diversi millenni.
La genetica thailandese si è fatta strada per la prima volta nel mondo occidentale solo negli anni ’60, quando le truppe statunitensi rientravano dal Vietnam. A quei tempi, i fasci di cannabis erano conosciuti come “bastoncini thailandesi” (Thai stick) ed erano molto più potenti di qualsiasi altra marijuana prodotta negli Stati Uniti. Inoltre, questi stretti fasci di cannabis erano privi di semi, mostrando tecniche di coltivazione avanzate non ancora conosciute ed adottate in occidente.
Caratteristiche della marijuana thailandese
Come altre varietà autoctone provenienti da diverse parti del mondo, sono stati i particolari tratti distintivi a rendere la genetica thailandese così popolare nel mondo occidentale subito dopo la sua introduzione. Tutto, dal suo comportamento di crescita ai sapori ed effetti, offriva qualcosa di eccitante e prezioso, sia ai consumatori che ai breeder.
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Caratteristiche di crescita della cannabis thailandese
In termini di crescita, si tratta di piante grandi dall’aspetto più simile ad un salice che ad un tipico ibrido a forma di albero di Natale. Invece di sviluppare cime lunghe, le infiorescenze tendono a diventare più dense e compatte. I rami si estendono per poi piegarsi. Le sativa sono famose per i loro lunghi tempi di fioritura e la genetica thailandese è la regina: 14–16 settimane è la norma, ma può spingersi anche fino alle 20 settimane.
Perché ci mettono così tanto tempo? Provenendo da regioni tropicali, le varietà autoctone thailandesi non devono fare i conti con i giorni di oscurità e con le temperature fredde a cui sono invece esposte le varietà più settentrionali o meridionali. Di conseguenza, hanno tutto il tempo per fiorire lentamente.
Il clima caldo ed umido a cui si sono adattate può essere difficile da imitare altrove, ma le serre offrono un’ottima alternativa dove coltivarle con successo. Tuttavia, le varietà di pura genetica thailandese richiedono un po’ di pazienza e qualche accorgimento in più per essere coltivate al caldo.
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Gli effetti della marijuana thailandese
Con i tempi di crescita così dilatati, alcuni di voi potrebbero chiedersi perché le piante thailandesi siano diventate così popolari in occidente, rispetto alle indica più facili e veloci da coltivare.
Ebbene, le sativa thailandesi colpiscono con estrema forza e, in passato, i loro effetti non si potevano trovare altrove. Oggi, con le moderne tecniche di ibridazione, la potenza delle varietà contemporanee può avvicinarsi al 30% di THC, con alcuni breeder che affermano addirittura di aver superato questa soglia. Ma negli anni ’60, si pensa che le varietà thailandesi contenessero circa il 13% di THC, che all’epoca era incredibilmente forte. Insieme ai loro effetti energizzanti e mentalmente lucidi, non c’è da meravigliarsi se siano diventate così popolari tra i fumatori e i breeder più innovativi.
Alcuni degli effetti più comuni delle sativa thailandesi sono:
Euforico | Cerebrale | Energizzante | Creativo | Potente |
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Sapori ed aromi della cannabis thailandese
Le varietà autoctone thailandesi hanno sapori ricchi e terrosi. Stabilire esattamente il loro sapore è difficile, poiché a seconda della pianta possono emergere profili terpenici diversi e, di conseguenza, sapori diversi. Una pianta che cresce nelle umide pianure del nord della Thailandia avrà un sapore diverso da un esemplare coltivato con cura in una serra o sotto le luci artificiali. Tuttavia, ci sono alcuni aromi che le accomunano:
Terra | Legno | Cioccolato | Agrumi | Gasolio |
Varietà di cannabis con genetica thailandese
Sebbene la diffusione della marijuana thailandese negli Stati Uniti subì un forte calo dopo il ritiro delle truppe dal Vietnam, la sua eredità non è andata perduta. Oggi, sul mercato possiamo trovare semi venduti come varietà autoctone di pura genetica thailandese, anche se non è detto che sia sempre così.
Indipendentemente da questo, la genetica thailandese costituisce la base di molte varietà moderne. Ecco alcune delle nostre preferite.
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Blueberry
Creata negli anni ’70 sulla costa occidentale degli Stati Uniti dal breeder DJ Short, si pensa che la Blueberry sia la progenie ibrida di Highland Thai x Purple Thai x Afghan. Le sue esatte origini genetiche rimarranno per sempre un mistero, ma una cosa di cui siamo certi è la sua bontà.
Come suggerisce il nome, i suoi sapori sono fruttati e deliziosi, con una forte predominanza di note di mirtillo. Grazie alla sua influenza indica, la Blueberry cresce più velocemente della thailandese pura, ma conserva le sue cime strette e compatte e molti dei suoi effetti più affascinanti.
Qui di seguito sono riportate alcune delle principali varietà derivate da questo lignaggio.
Fonte; www.royalqueenseeds.it