Dalla loro creazione negli anni ’90, i semi femminizzati sono stati accolti con grande entusiasmo dalla comunità cannabica. Con così tante varietà, non c’è da meravigliarsi sul perché siano così popolari. Ecco 10 buoni motivi per coltivare cannabis femminizzata. Se finora vi siete limitati alle autofiorenti, preparatevi a fare il grande salto.
Con genetiche di alta qualità ed un’ampia gamma tra cui scegliere, sempre più coltivatori optano per i semi femminizzati. C’è stato un tempo in cui l’acquisto dei semi di cannabis era un’arma a doppio taglio, letteralmente! I risultati erano spesso deludenti, poiché dai semi potevano svilupparsi in modo del tutto casuale piante sia maschio che femmina. Con i semi femminizzati, questo problema è stato completamente risolto. Attraverso la rimozione dei cromosomi maschili, oggi possiamo ottenere piante di sesso esclusivamente femminile.
Quali vantaggi offrono i semi di cannabis femminizzati?
Grazie all’ampia scelta che va dalle varietà indica a quelle sativa, dall’effetto rilassante a quello energizzante, dalle piante grandi a quelle piccole, ci sarà sempre una varietà femminizzata in linea con le esigenze di un coltivatore interessato ad avere piante di sesso esclusivamente femminile. Ma come si comportano queste varietà nelle colture indoor ed outdoor? Cos’hanno di tanto speciale rispetto agli altri semi?
Scoprite qui di seguito 10 buoni motivi per coltivare i semi femminizzati.
1. I semi femminizzati fanno risparmiare substrato, fertilizzanti ed insetticidi
Più piante coltivate e più spese avrete. Nelle coltivazioni dove si usano i semi regolari, tutte le spese riguardanti substrato, fertilizzanti, protezione dagli insetti, ecc. dovranno essere sostenute per ogni pianta, fino al momento in cui si potrà riconoscere il sesso e distinguere i maschi dalle femmine. Quindi, tutto quel terriccio e fertilizzanti usati per le giovani piante maschio saranno stati solo un inutile spreco di materiale e soldi. Per cui, se volete ottenere dei raccolti abbondanti che vi durino a lungo, coltivate piante che producano esclusivamente cime (ovvero quelle di sesso femminile).
2. Non c’è più la necessità di far germinare tanti semi, solo quelli di cui si ha bisogno
Fino agli anni ’90, i coltivatori di cannabis erano costretti a far germinare il doppio dei semi che avrebbero poi coltivato, perché una buona metà di questi avrebbe prodotto piante maschio. Siccome ci vogliono diverse settimane prima di poter riconoscere con precisione il sesso delle piante, si finisce per sprecare tempo, energia e, soprattutto, semi! Le piante maschio hanno uno scopo importante, ma non per chi cerca delle cime da fumare. I semi femminizzati hanno sostanzialmente sradicato questo problema. Con una probabilità vicina al 100% di produrre piante esclusivamente femmina, oggi abbiamo la certezza quasi assoluta di ottenere cime da fumare da tutti i semi germinati. Il risultato? Spazi e risorse ottimizzati.
3. I semi femminizzati fanno risparmiare tempo, risorse e lavoro
Senza il rischio di far crescere delle piante maschio e, di conseguenza, di doversene anche occupare, il lavoro necessario per coltivare delle piante di cannabis femmina si riduce notevolmente. Ciò significa anche meno tempo da dedicare ad attività di manutenzione che non contribuiscono ad aumentare la qualità o la quantità dei raccolti. Invece, quel tempo “in più” potrebbe diventare una risorsa preziosa per adottare tecniche di training ed ottenere i migliori risultati dalle piante! Il tempo è un bene prezioso e dobbiamo usarlo con saggezza, anche quando coltiviamo cannabis.
4. Massima efficienza degli spazi di coltivazione
Non tutti hanno il lusso di vivere in regioni dove il caldo dura tutto l’anno o di avere ettari di terra su cui coltivare cannabis. Tuttavia, ciò non significa che non possiate sfruttare al massimo gli spazi di coltivazione a vostra disposizione. Con le varietà femminizzate potete personalizzare il vostro ambiente per adattarlo al numero di piante che andrete effettivamente a coltivare. Non solo, le varietà femminizzate tendono ad offrire ottimi risultati anche quando crescono in spazi leggermente angusti o ristretti. Ciò significa che potete ottenere degli ottimi raccolti usando semplicemente un armadio, uno sgabuzzino o un angolo nascosto del giardino.
5. I semi femminizzati sono più potenti
Sebbene la potenza media delle varietà autofiorenti sia significativamente più alta rispetto al passato, bisogna ammettere che le varietà femminizzate fotoperiodiche sono le regine del THC. Con concentrazioni che possono superare il 30% ai giorni nostri, la potenza della cannabis non ha mai raggiunto i livelli delle attuali varietà femminizzate. Detto questo, sebbene siano supportate da una genetica stabile ed affidabile, la qualità e la potenza complessive della cannabis femminizzata dipenderanno molto dalle abilità del coltivatore. Fornire alle piante le condizioni ambientali ottimali gioca un ruolo essenziale nella composizione chimica finale delle cime.
6. Le cime producono più resina
Producendo un gran numero di tricomi (le ghiandole che producono terpeni e cannabinoidi), la quantità di resina delle piante femminizzate è maggiore rispetto a quella prodotta dalle autofiorenti. I coltivatori non solo otterranno delle piante molto più accattivanti dal punto di vista estetico, ma potranno anche liberare tutto il potenziale della cannabis trasformando le cime raccolte e conciate in deliziosi concentrati di cannabis, come hashish, wax e olio.
7. Non c’è bisogno di verificare il sesso delle piante
Come accennato, dato che i semi femminizzati producono solo piante femmina, non bisogna verificare il “sesso” delle piante. Ciò rende la coltivazione più fluida e molto più indicata per i principianti. Con i semi regolari, se non riuscite a riconoscere in tempo il sesso delle piante rischiate che i maschi impollinino le femmine, rovinando il raccolto di cime. Normalmente, le piante mostrano il loro sesso verso le ultime settimane di fase vegetativa e le prime di fioritura, ma bisogna avere un occhio acuto e molta pazienza per scovarlo.
8. Rese maggiori
Per loro natura, le varietà femminizzate sono più produttive rispetto alle autofiorenti, perché la loro crescita non è inibita dalla genetica della Cannabis ruderalis. Poiché le piante femminizzate fotoperiodiche tendono a trascorrere più tempo in fase vegetativa (e spesso anche in quella di fioritura), possono essere sottoposte alle tecniche di training per spingere al limite la loro produzione. Inoltre, si possono trovare varietà femminizzate capaci di produrre enormi raccolti senza richiedere particolari attenzioni. In altre parole, se per voi il peso dei raccolti è una priorità, le femminizzate sono la strada da percorrere.
9. Ampia scelta
In sostanza, ci sono così tanti semi femminizzati in commercio che i coltivatori hanno l’imbarazzo della scelta. Ci sono migliaia e migliaia di varietà sul mercato, ognuna con il proprio profilo di cannabinoidi e terpeni, tempo di fioritura, resa, altezza, ecc. Sebbene i semi femminizzati richiedano un approccio più diretto rispetto alle autofiorenti, sono un ottimo trampolino di lancio per i coltivatori interessati ad affinare le proprie abilità.
10. Applicare le tecniche di training già dalle prime settimane di crescita
Le varietà femminizzate possono essere sottoposte alle tecniche di training fin dall’inizio della fase vegetativa. Sia le tecniche di training a basso stress (LST) che quelle ad alto stress (HST) possono essere adottate per controllare l’altezza, massimizzare l’esposizione alla luce ed aumentare i raccolti. Lo ScrOG è una tecnica LST molto popolare che crea uno schermo orizzontale ed uniforme di cime e massimizza il potenziale di poche piante. La cimatura è una tecnica di training ad alto stress altrettanto popolare che forza la produzione di due ramificazioni principali tagliando la punta della pianta. Se siete interessati alle tecniche di training, ma avete paura di far male alle piante, non temete! Le piante femminizzate sono nate per essere manipolate.
Cos’altro c’è da sapere sulle varietà femminizzate?
Ecco i nostri 10 buoni motivi per coltivare semi femminizzati. Adesso che abbiamo attirato la vostra attenzione, fatevi avanti e compratene qualcuno. Tuttavia, peccheremmo di superficialità se non toccassimo altri aspetti altrettanto importanti nella coltivazione dei semi femminizzati.
- La loro crescita dipende dal fotoperiodo: Sebbene non ci sia bisogno di verificare il sesso, le cultivar femminizzate fotoperiodiche non passano alla fase di fioritura fino a quando la luce naturale (outdoor) o artificiale (indoor) non si ridurrà fino a circa 12 ore al giorno. In altre parole, i coltivatori indoor possono decidere quando far iniziare la fioritura, mentre quelli outdoor dipenderanno dal ciclo naturale delle stagioni (sebbene si possano usare le tecniche di privazione della luce per avere maggiore controllo sulle colture).
- Possono essere più sensibili: Sebbene tendano a mostrare una crescita estremamente vigorosa, alcune varietà femminizzate sono meno resistenti all’umidità, alla muffa e ad alcuni tipi di parassiti rispetto alle autofiorenti. Assicuratevi di realizzare una piccola ricerca sulle genetiche che volete usare per verificare la loro risposta a determinati climi e condizioni.
- Non vanno bene per i breeder domestici: Ovviamente, le varietà femminizzate non sono rivolte ai breeder, il cui unico interesse è usare i semi regolari a fini sperimentali. È per questo motivo che, nonostante l’enorme popolarità delle cultivar femminizzate, ancora oggi vediamo molti semi regolari sul mercato. In quale altro modo potremmo mai inventare tutte queste nuove varietà?
Semi di cannabis femminizzati con cui iniziare